CAFFEPENSIERO: LAVORI IN CORSO??

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Stiamo cercando di uscire con il N.1....

venerdì 9 febbraio 2007

Deliri

Quando decisi di studiare quanto sto studiando attualmente, ero convinto che lo stessi facendo per conciliare le mie passioni e per cambiare magari un giorno tutto un pensiero riguardo, ad esempio, le nostre origini. Questo presupposto però aveva a fondamento un neo: cambiare un modo di pensare dando una nuova ricetta rischia di diventare una nuova ricetta dogmatica: così è stato e così si deve ritenere. In realtà studiando i vari percorsi che mi interessano ho capito che niente di certo può essere fissato. Al limite si può definire un uomo un uomo, ma provare a dare definizioni più certe rischia di non portare a niente, a confusioni che possono degenerare nella malainterpretazione di tutta la Storia nostra. Questa forma mentis che porta a voler etichettare tutto, lo si è visto negli studi preistorici, ha portato alla definizione di tantissime specie di ominidi e poi alla loro ricollocazione in altri gruppi più definiti per non generare deliri scientifici. Qual è stato il risultato? A mio modo di vedere una stasi delle ricerche. Il fatto di voler ricollegare qualsiasi ominide vissuto tra 1,8 milioni di anni fa e 300mila anni fa alla specie di Homo erectus, potrebbe portare a non accorgersi che qualcosa di diverso, da un'altra parte si sta verificando.
Gli schemi, per quanto comodi nell'avere un quadro chiaro, sviano da problemi di definizione universale. Questo lo vediamo in qualsiasi disciplina che vuole definirsi scientifica: la tensione al riportare il tutto in un ordine prefissato. Ma sono le religioni quelle presuppongono un ordine predeterminato. Se provassimo a spiegare le manifestazioni artistiche di qualsiasi ominide vissuto in qualsiasi momento nel tempo e nello spazio, avremmo risultati discordanti tra zona e zona. Un esempio eccellente ci è dato dalla grotta Chauvet che cronologicamente risalirebbe al perido di diffusione del cosiddetto stile I, ma che di stile I non ha assolutamente niente.
Se questo discorso dovesse risultare troppo per gli addetti ai lavori vi porto un esempio più noto. Caravaggio è definito l'inventore della natura morta in pittura. Noi però non siamo certi se prima delle sue nature morte ce ne siano state altre o se sia stato consigliato da qualcun'altro, che a buon diritto dovrebbe essere considerato "l'inventore delle nature morte".
Insomma, dare definizioni precise, dogmi è compito delle religioni che devono conciliare gli animi umani dispersi dando certezze. Se si vuole scendere coi piedi per terra, dovremmo usare il condizionale per qualsiasi definizione. Quando mi capita di leggere nei manuali archeologici, la necessità di ricorrere alle "scienze esatte" mi viene da ridere: la scienza, dandoti effimere certezze, come fa ad essere esatta?
In questo anno e mezzo di archeologia, credo sia questa la più grande lezione imparata. E questo lo ritengo estremamente affascinante. Sembra di guardare un cielo notturno a occhio nudo: è tutto buio e vedi migliaia di altri corpi celesti, ma sai dell'esistenza di altrettanti corpi che però non riesci a vedere...e se ci pensi arrivi a comprendere l'inifinità dell'universo che ti scompagina l'animo portandoti ad una tensione verso nuove conoscenze che sai benissimo che verranno confutate nell'arco di poco tempo.

dtb

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