CAFFEPENSIERO: LAVORI IN CORSO??
venerdì 7 dicembre 2007
martedì 6 novembre 2007
Semplicità e grandezza
domenica 4 novembre 2007
Nuovo numero
Qualsiasi tipo di collaborazione è ben accetta, ovviamente. Quindi se avete articoli, foto (ovviamente vostre e corredate di didascalia),...mandate tutto al nostro indirizzo mail: caffepensiero@libero.it.
Per quanto riguarda i paletti rimandiamo all'editoriale del numero 0, una sorta di manifesto a cui attenersi (qui). Per il resto libera inventiva.
sabato 3 novembre 2007
giovedì 25 ottobre 2007
Talk like a man
(pag esatta qui)
By Elizabeth Culotta
ScienceNOW Daily News
18 October 2007
Nailing down whether Neandertals spoke to each other has been tricky. Studies show that they had big brains and engaged in some sophisticated behaviors, including burying their dead. But the evidence has been indirect because the soft structures of the throat don't fossilize, and researchers have debated whether they could speak as well as we do. Recent work on a gene known as FOXP2 seems to undermine the speaking hypothesis. Many animals, including mice and bats, have the gene (ScienceNOW, 19 September), but specific variations in the human version appear to have contributed to our language ability. Research indicates that these variations appeared in the past 120,000 years--long after our species split from Neandertals (ScienceNOW, 14 August 2002). "So the speculation was that [the FOXP2 variations] were unique to humans and not there in Neandertals," says evolutionary geneticist Svante Pääbo of the Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology in Leipzig, Germany, who traced FOXP2's ancestry. "If there was one single gene I really wanted to see in Neandertals, it was this one."
Pääbo appears to have gotten his wish: His team extracted ancient DNA from two 43,000-year-old Neandertal bones found in a cave in northern Spain. Genetic analysis revealed that the FOXP2 sequence in both Neandertals matched that in living people. It harbored the two mutations that help set the human gene apart from those of all other animals. This doesn't necessarily prove that Neandertals could speak, because many other, unknown genes probably influence language ability. But "with respect to FOXP2, there's nothing to say that Neandertals could not speak just like we do," says Pääbo. He now suggests that the gene was favored by selection much earlier, before Neandertals and modern humans had completely diverged, perhaps 300,000 or 400,000 years ago. The team reports its findings online 18 October in Current Biology.
Several experts say that vocal Neandertals fit what we know of these hominids, especially the fact that they had large brains and lived in groups. "I think many of us are prepared to grant Neandertals language capacity, even if ... it may not have reached our modern levels," says Chris Stringer of the Natural History Museum in London. Still, evolutionary geneticist Jeff Wall of the University of California, San Francisco, cautions that it's possible that the Neandertal samples were contaminated with modern human DNA (ScienceNOW, 29 August). Pääbo says that for this paper, the team added extra controls to try to make sure that they were analyzing Neandertal rather than modern human DNA.
Even if there were no contamination, Wall says, it's not clear exactly when Neandertals acquired the humanlike FOXP2 gene and its potential effect on speech. Instead of belonging to a common ancestor of both species, Wall says it's possible that the study's Neandertals, who lived in Europe just as modern humans were beginning to enter the continent, picked up the FOXP2 variant by mixing with the newcomers. Pääbo calls that scenario "a formal possibility but one we think unlikely."
martedì 23 ottobre 2007
Il perturbante
24,25,26 ottobre, ore 18:00, Sala Crociera Alta in via Festa del Perdono, 7
La Compagnia FORMELINGUAGGI presenta
'IL PERTURBANTE'
tratto dall'omonimo saggio di Sigmund Freud
Un viaggio nell'inconscio compiuto con gli strumenti della psicoanalisi
con
Ruggero Dondi
Emilio Zanetti Elio Aldrighetti
Benedetta Borciani Valeria Perdonò
Davide Arcuri Filippo Barberis
Lo spettacolo Il Perturbante è ispirato all’omonimo saggio di Sigmund Freud del 1919. Attraverso un viaggio nella psiche del protagonista, Goljadkin, raccontato con gli strumenti della psicanalisi, il testo ripercorre argomenti e citazioni del saggio scritto dal rivoluzionario medico Viennese.
Il mondo interiore di Goljadkin è abitato da figure che appartengono al suo passato come al presente: Clara, la donna che deve sposare, nella quale rivede la madre ma anche la crudele sorella; Olimpia, la creatura meccanica del suo nuovo vicino Spallanzani, una bambola che riflette il suo narcisismo; due sosia che sembrano essergli identici nell’aspetto, ma che sono per lui due aguzzini che lo torturano mostrandogli tutte le sue fragilità; e soprattutto Willhelm che sembra condurlo in questi infernali labirinti, accusandolo di un omicidio di cui lui non ricorda nulla.
Willhelm, è un Freud che porta il nome del suo doppio: Willhelm Fliess, a cui Freud scrisse un carteggio che molto somiglia ad un’autoanalisi. Willhelm conduce il protagonista in un viaggio all’interno di un inconscio che si compone di frammenti e suggestioni letterarie (da Kafka a Poe, da Hoffmann a Dostojevski – Goljadkin è il nome del protagonista de “Il Sosia”) così come l’inconscio di ognuno si compone di frammenti e suggestioni quotidiane.
L’aula “Crociera Alta” dell’Università degli Studi di Milano ben si adatta come luogo scenico a questo viaggio, inserendosi con le sue vetrate moderne nella struttura architettonica originaria dell’ Università, rappresentando il continuo sovrapporsi, all’interno della mente, di un passato ormai remoto (l’infanzia) con le urgenze del presente.
Il gesto e le recitazione degli attori sono guidati affinché possano riprodurre questi veloci passaggi compiuti dalla mente, unica possibile unità di tempo e di spazio.
02.69010553 - formelinguaggi@libero.it
Roma antica e arti contemporanee
Attraverso l’analisi di alcuni temi o opere, si desidera evidenziare come tutte le arti contemporanee (cinema, teatro, arti figurative, letteratura, musica, televisione e moda) abbiano di volta in volta guardato all’antichità romana sia come sfondo, sia come soggetto. Lunedì 29 ottobre alle ore 10.00, aula K1 di via Noto 8.
Riferimenti:
Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
raffaele.deberti@unimi.it
fabrizio.slavazzi@unimi.it elisabetta.gagetti@unimi.it
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO
Dipartimento di Scienze dell'Antichità
Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
Corso di Laurea in Scienze dei Beni culturali
SCENE DI ROMA ANTICA
L’antichità interpretata dalle arti Contemporanee
a cura di Raffaele De Berti, Elisabetta Gagetti, Fabrizio Slavazzi
L’iniziativa, avviata nel marzo 2007 con la giornata di studi Fellini-Satyricon: l'immaginario dell'antico, intende proseguire le occasioni di incontro tra esperienze diverse e diverse discipline del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali, con la partecipazione di ospiti illustri. Attraverso l’analisi di alcuni temi o opere, si desidera evidenziare come tutte le arti contemporanee (cinema, teatro, arti figurative, letteratura, musica, televisione e moda) abbiano di volta in volta guardato all’antichità romana sia come sfondo, sia come soggetto. Di particolare interesse, per gli esiti così differenti tra loro, sono da un lato il cinema, che ha contribuito a ricreare l’immaginario di Roma antica a livello di diffusione popolare; e dall’altro differenti forme artistiche dirette a un pubblico più colto. I temi sono stati scelti accostando opere e luoghi, trame e monumenti, immagini e personaggi, la cui lettura attraverso le diverse esperienze storiche e artistiche vorrebbe contribuire a rileggere opere finora sottovalutate ma anche capolavori molto noti.
II. VILLA ADRIANA COME PALCOSCENICO
Lunedì 29 ottobre 2007, ore 10.00
sede di via Noto 8, aula K1
Il secondo appuntamento è con un'opera letteraria e con un monumento celeberrimi: Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, fattasi teatro sul palcoscenico di Villa Adriana ad opera di Maurizio Scaparro e Giorgio Albertazzi; e la stessa Villa Adriana, concepita già dal suo creatore, l'imperatore Adriano, come “palcoscenico” per se stesso, secondo una linea interpretativa dei più recenti studi archeologici. Il complesso monumentale continua oggi ad essere luogo d'arte e di cultura: sede di manifestazioni culturali, di mostre, dell'allestimento di opere teatrali, impiegata come set cinematografico, inserita nell'elenco dell'UNESCO, sotto la cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. L'impatto sulla cultura contemporanea del romanzo e della Villa viene infine esplorato da Elio Franzini e dagli scultori Anne e Patrick Poirier, per la cui produzione artistica l'incontro con Villa Adriana è stato un importante episodio formativo.
PROGRAMMA
Mattino
Presiede Antonello Negri, Direttore del Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
10:00 Paolo Bosisio (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Le “Memorie di Adriano” in scena a Villa Adriana
10:20 Giorgio Albertazzi e Maurizio Scaparro, “Le memorie di Adriano” secondo Albertazzi e Scaparro
11:00 Ambra Senatore (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Le coreografie
11:20 Nicola Scaldaferri (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Immaginare la musica antica: ricerche e reinvenzioni
Pomeriggio
Presiede Giuseppe Zanetto, Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Antichità
14:30 Marina Sapelli e Zaccaria Mari (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio), Villa Adriana. Da rovina a patrimonio dell’UNESCO
15:10 Fabrizio Slavazzi (Dipartimento di Scienze dell’Antichità), Villa Adriana come palcoscenico dell’imperatore
15:30 Elio Franzini (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia), Adriano, ieri e oggi
16:15 Anne e Patrick Poirier, Da Villa Medici a Villa Adriana: archeologia parallela
domenica 14 ottobre 2007
In Siria pittura murale piu' antica
Scoperta da studiosi francesi nel Nord del Paese |
(ANSA) - DAMASCO, 12 OTT - Archeologi francesi hanno scoperto una pittura muraria vecchia di 11 mila anni in uno scavo nel nord della Siria. A loro dire sarebbe la piu' antica del genere al mondo. Il dipinto, in nero, rosso e bianco, di circa 2 metri quadrati e' stato trovato nel sito risalente al neolitico di Djade al Mughara, a nord-est della citta' di Aleppo.(FOTO ARCHIVIO) Fonte: ansa.it |
mercoledì 10 ottobre 2007
lunedì 8 ottobre 2007
martedì 2 ottobre 2007
Lost in a Million-Year Gap, Solid Clues to Human Origins
Correction Appended
Sometimes the maturity of a field of science can be measured by the heft of its ambition in the face of the next daunting unknown, the mystery yet to be cracked.
Neurobiology probes the circuitry of the brain for the secrets of behaviors and thoughts that make humans human. High-energy physics seeks and may be on the verge of finding the so-called God particle, the Higgs boson thought to endow elementary particles with their mass. Cosmology is confounded by dark matter and dark energy, the pervasive but unidentified stuff that shapes the universe and accelerates its expansion.
In the study of human origins, paleoanthropology stares in frustration back to a dark age from three million to less than two million years ago. The missing mass in this case is the unfound fossils to document just when and under what circumstances our own genus Homo emerged.
The origin of Homo is one of the most intriguing and intractable mysteries in human evolution. New findings only remind scientists that answers to so many of their questions about early Homo probably lie buried in the million-year dark age.
It is known that primitive hominids — human ancestors and their close kin — walked upright across the plains of Africa at this time. They were presumably larger members of the genus Australopithecus, the best known of which was the Lucy species, Australopithecus afarensis, that had thrived up to three million years ago.
At about 2.6 million years ago, some clever hominids were knapping stone tools. Then, or some time later, scientists suspect, the first Homo appeared, but there is no confirmed evidence of this step.
Subsequent finds, from a time beginning after 1.9 million years ago, revealed an early Homo identified as Homo habilis, the “handy man,” a species with a somewhat larger brain and a more humanlike face, teeth and stature than the apelike australopithecines.
Habilis was generally accorded an important place as the first of the species, preceding the more advanced Homo erectus and, ultimately, modern humans — Homo sapiens. But certainty has been elusive. A report last month in the journal Nature renewed debate over the habilis’s place in human evolution.
William H. Kimbel, a paleoanthropologist at the Institute of Human Origins at Arizona State University, said that the million-year period “has long been the source of frustrating gaps” in the hominid fossil record. “It’s not that sites containing rocks this age are particularly rare, or that the time period in eastern Africa has not been searched by several groups,” Dr. Kimbel said. “The problem is that the fossil yield has thus far been low or poorly preserved, compared to the time periods on either side of this interval.”
A succession of recent discoveries has extended evidence of hominids reaching back from three million to beyond six million years ago, close to the estimated time of the divergence of the human and chimpanzee lineages. The hominid trail from two million years forward has been fairly well worked, by fossil hunters as well as geneticists and archaeologists tracking migrations out of Africa and across Eurasia. Researchers have determined that anatomically modern Homo sapiens emerged in Africa less than 200,000 years ago.
G. Philip Rightmire, a specialist in habilis and erectus research at Harvard, said searches into the mystery period had yielded mostly the remains of various species of Australopithecus, the genus that came to a dead end around one million years ago.
Bones were found in 2.5-million-year-old sediments associated with some of the earliest known stone tools, used to butcher animals. A coincidence, or evidence of the first toolmaking species? Hard to tell.
A skull and other fossils, uncovered by a team led by the Ethiopian anthropologist Berhane Asfaw, were named the new species Australopithecus garhi. The researchers said the specimen had the projecting apelike face, small braincase and limb bones suggesting descent from the much earlier Lucy species. But if this was a candidate ancestor of early Homo, “a lot of evolution had to take place rather quickly” to complete the transition, a scientist said at the time.
With one possible exception, no fossils that are conclusively Homo have appeared in that period, Dr. Rightmire said. “That suggests there was not much Homo around then,” he said.
Correction: September 21, 2007
A picture caption in Science Times on Tuesday with an article about the lack of a fossil record to document the emergence of the genus Homo described Homo habilis incorrectly. Habilis is the species — not the genus — thought to be first in human lineage.
lunedì 1 ottobre 2007
"In Rainbows": la cultura ha un prezzo prefissato?
La band ha deciso di pubblicare l'ultimo "In Rainbows" e venderlo in proprio
40 sterline per doppio cd, doppio vinile, illustrazioni, foto, testi delle canzoni
Radiohead, addio alle major del disco
Cd in vendita online col prezzo fai-da-te
Per il download è possibile fare un'offerta libera. Si potrà scaricare dal 10 ottobre
di GIOVANNI GAGLIARDI
Cd in vendita online col prezzo fai-da-te" width="280">
I Radiohead
Tutti pensavano che Thom Yorke e soci, rimasti senza etichetta nel 2003 con la pubblicazione di "Hail to the thief", dopo sette album con la Emi scegliessero una casa discografica tradizionale. E qui arriva il primo colpo di scena: la band di Oxford ha deciso di pubblicare il suo settimo lavoro di studio e di venderlo in proprio. Per chi è disposto a spendere 40 sterline (poco più di 57 euro), l'offerta è davvero allettante: il "Discobox" contiene il doppio cd, il doppio vinile, illustrazioni, foto, i testi delle canzoni e anche il codice per scaricare il disco stesso).
Ma la vera novità è rappresentata proprio dal download. Questa opzione, infatti, non ha un prezzo stabilito. Chi vuole scaricare viene invitato ad offrire una cifra a piacere. Insomma è l'utente stesso a stabilire quanto vale l'intero album. Chi ha acquistato il download riceve poi una mail di conferma, con il codice di attivazione da utilizzare il 10 ottobre. Mentre il "Discobox" arriverà i primi di dicembre.
C'è ora da vedere se il modello funzionerà. Forse questo è solo un esperimento motivato dalla mancanza di un accordo con una major (ma c'è chi parla di trattative in corso). Oppure i Radiohead stanno effettivamente tentando di rivoluzionare il mercato provando uno dei possibili modelli alternativi ai canali tradizionali di vendita.
Molti artisti negli ultimi tempi, messi in crisi anche dal download illegale, stanno cercando altre strade per proporre la propria musica. In Gran Bretagna ha provocato accese polemiche la decisione di Prince di regalare il suo ultimo lavoro: circa due milioni di copie di "Planet earth", sono arrivate in edicola e nei supermercati in allegato con il Mail on sunday, operazione mai tentata, almeno in Inghilterra. Una decisione che la Sony BMG ha preso malissimo, annullando il contratto di distribuzione appena firmato dal musicista di Minneapolis.
E in Italia? Per ora i grandi artisti continuano a percorrere strade tradizionali. Unica eccezione Lucio Dalla, che ha scelto di far uscire il suo ultimo cd "Il contrario di me", con Repubblica e L'Espresso a 16.90 euro, senza abbandonare i negozi. "E' in atto una trasformazione della società - dichiarò l'artista bolognese in quell'occasione -, i dischi in edicola danno la possibilità di tornare indietro a quando la gente passava abitualmente nei negozi di dischi. Oggi invece passa abitualmente in edicola. È una possibilità in più che viene offerta e da quando esiste ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Acquistare un disco non è più un rito come in un negozio, ma un'azione quotidiana".
da repubblica.it
Chiusura spray park di Rho
Lo riporto perché la chiusura si contrappone nettamente alla libertà espressiva di gente che fa arte, che mette le proprie capacità a disposizione della pubblica fruizione, e a quanto vorremmo sponsorizzare con la pubblicazione del nostro "giornale".
dtb
ps. per quanto poi mi trovi in disaccordo con l'appello ai media
"Ciao a tutti, è con un immenso dispiacere che annunciamo la chiusura dello Spray Park di Rho, purtroppo la Giunta Comunale Leghista che è salita al potere durante le scorse elezioni comunali ha deciso, insindacabilmente che la struttura va chiusa "perchè oggeto di reclamo e lamentele da parte dei residenti",nonostante non è stata certificata e sottoposta a nostra visione nessuno straccio di letera inviata al Comune, nonostante le riunioni in cui si è notificato da parte nostra l'ottimo comportamento che hanno tenuto tutti i writers che ne hanno fatto uso, nonostante sia l'unico posto d'Italia dove si poteva andare a dipingere senza dover poi scappare. L'Assessore alle politiche giovanili ci ha anche confermato che la struttura verrà ridipinta e rimessa a nuovo...ovviamente con i soldi dei contribuenti...è andrà mantenuta tale! !!!Ci è stao proposto di trasferirci dentro un CAG che apre 3 volte a settimana e che già è ingolfato di eventi musicali e non, per poi dipingere su dei pannelli!!! Abbiamo provato in tutti i modi a persuadere la scelta della Giunta, ci siamo anche proposti di raccogliere delle firme per vedere l'effettivo resoconto di quante persone si fossero lamentate del park in oggetto, ma ci è stato comunicato che "non potevamo farlo" e che "se anche l'avessimo fatto, non sarebbe servito a nulla"... Noi non ci intendiamo di politica e nemmeno di raccolta firme ma sembra che sia proprio una stronzata. Come cittadini, come writers, come umani non possiamo nemmeno provare a vedere se la scelta di chiudere uno spray park sia voluta da singole persone che hanno il potere o dalla cittadinanza Rodense che sicuramente è all'oscuro della faccenda? Quello che è successo ha dell'incredibile, in un momento dove tutti i mass media parlano di writers come artisti e non vandali, una Giunta Comunale decide di chiudere il primo progetto italiano di area dedicata ai writers, che a parere di tutti invece è un'idea splendida per la formazione, per l'organizzazione di eventi, per la comunità sociale. Chiediamo a tutti di inviarci delle mail a riguardo, di darci una mano per quanto possibile a contattare tutti i media, IENE comprese per farci ridare il nostro spray park di rho!
GRAZIE AD "ABARTH" POTETE ANCHE FIRMARE UNA PETIZIONE ONLINE CLICCANDO IL LINK QUI SOTTO:
http://www.petitiononline.com/iddqd123/petition.html
PS: una cosa imporante da sottolineare è che al Comune di Rho e all'Assessorato non abbiamo mai chiesto un soldo, anzi ogni writers spendeva i propri soldi per "colorare il muro di cinta di un campo da calcio""
da www.tribudellindice.org
sabato 29 settembre 2007
Paradossi
(Santo Mazzarino "L'impero romano" vol.2 pag.488)
giovedì 27 settembre 2007
Sabato e domenica musei gratis
BOLOGNA - Aperture prolungate, presentazione di nuovi scavi e servizi per il pubblico, mostre e una miriade di visite guidate, il tutto completamente gratis. Questo è il menù preparato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con enti locali e istituzioni culturali, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio che si terranno il 29 e 30 settembre prossimo, con ingresso libero in tutti i musei, scavi e gallerie dello Stato.
Sabato e domenica visite guidate gratuite al Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto -BO- (ore 10 e 16), agli scavi sul Colle Garampo a Cesena -FC- (sabato 10-12, domenica 15-18), alla villa romana di Russi -RA- (dalle 15 ogni mezz’ora) e al Museo Civico del Belriguardo di Voghiera -FE- (sabato 15-19, domenica 9-12 e 15-19). Apertura prolungata al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, che in entrambe le giornate sarà aperto dalle 9 alle 18, con visite guidate alle 11 e alle 16 (solo sabato anche alle ore 21): ghiotta occasione per ammirare, oltre ai reperti archeologici, gli affreschi eseguiti nel Cinquecento nell’Aula Costabiliana da Benvenuto Tisi, detto il Garofalo, recentemente restaurati. In vetrina anche la città romana di Claterna a Ozzano dell’Emilia (BO): sabato alle 15 visita guidata agli scavi in località Maggio, domenica alle 10 appuntamento al Museo della Città, nel Palazzo della Cultura.
Il Museo Archeologico Nazionale di Parma, che inaugura il nuovo Punto di self information sabato alle 9.30, sarà aperto in entrambe le giornate con orario 9,30-12,30 e 16-19; domenica alle 16, al Museo Archeologico di Sarsina (FC), presentazione delle traduzioni dei pannelli espositivi in inglese, francese, spagnolo e tedesco. Completano l’offerta del week-end gli “Assaggi di archeologia” al Museo Archeologico del Compito a Savignano sul Rubicone (domenica 17.30-18.30), le visite guidate al centro storico e le iniziative per i più piccoli organizzate dal Comune di Cesena (info 0547.356327) e l’inaugurazione, sabato ore 11, dell’apparato didattico che illustra le indagini archeologiche che hanno preceduto la costruzione del Nuovo Ospedale di Vaio, a Fidenza (PR).
martedì 25 settembre 2007
Scaricare canzoni da internet in tutta tranquillità
http://www.kwmusica.kataweb.it/kwmusica/pp_scheda.jsp?idContent=174515&idCategory=2028&detail=1
venerdì 21 settembre 2007
Let Lucy sparkle
An icon of world heritage is soon to be publicly displayed: but prominent anthropologists would stop it. Jill Cook is not impressed.
Back in 1974 the discovery of fossilised remains in the Hadar Basin of Ethiopia caused a worldwide sensation. Although other skull and jaw fragments, as well as postcranial bones, were well known, this was the first partial skeleton of a single prehuman ancestor to be found. Named Lucy after a Beatles song, the 3.2 million-year-old individual has had a huge impact on our understanding of the anatomy and capabilities of Australopithecus, one of the key genera that preceded the first Homo species.
Lucy's bones are normally kept in a vault in the National Museum in Addis Ababa. Now for the first time she is to go on public display, as the highlight of an exhibition of Ethiopian treasures at the Houston Museum of Natural Science, Texas. This has caused a storm among scientists and museums about who should see the real Lucy.
The International Association for the Study of Human Paleontology considers that original hominin fossils are "an irreplaceable component of the world heritage" that should not be transported beyond their country of origin without "compelling scientific reasons". The public should make do with replicas. Passed as a resolution by the council of this UNESCO-affiliated body in 1998, this position is now being waved as an ethical standard by which we should deplore the Houston loan.
Can this be right? Had the discussion taken place in a broader forum including museum professionals, as well as cultural and development agencies, would there have been agreement that only a chosen few might see and utilise the evidence for the beginnings of humanity? We applaud the occasional loan of a rare, fragile masterpiece by Leonardo da Vinci as a great cultural benefit. What makes human fossils so different? Whereas Leonardo's masterpieces are finite, the search for new fossils continues. Relatively complete examples may be rare, but significant new finds are still being discovered. This is the oxygen of our subject, which should be used to stimulate public interest, support and understanding as much as scientific research and debate.
In museums, fragile materials are expertly handled by professional conservators in controlled environments to minimise risk. As may be seen on many human fossils, this is not always the case on the laboratory bench. Some bones are chipped and scratched by metal measuring instruments. Other are damaged by moulding and casting which have variously removed surfaces, altered morphology or left plaster, latex or silicone residues embedded in cracks. Sometimes there are oily stains left from bits of plasticine used to hold fragments together temporarily, or to position bones for photography. Exhibition conditions are benign by comparison. But there are bigger issues than this.
Scientists should not be the sole arbiters of how material so vital to our understanding of humanity and evolution may be used. These fossils are part of our intellectual, spiritual, political and economic world, as much as they are data for an empirical science. As scientists we should also be advocates of the evidence we rely on: striving to find new ways to enthral and intrigue the public who fund our endeavours, at the same time challenging our own interpretations. Asurvey last year by Opinion panel showed that some 30% of over 1,000 students in UK higher education reject evolution in favour of creationism or intelligent design. Is it any wonder when science excludes them from seeing the evidence?
We must also consider social and diplomatic issues. Visitors do not attend exhibitions to see replicas: they want to experience the real thing. In a socially fragmented and intolerant world, fossils have the extraordinary power to remind us of our common origins as we search for new identities. Human and proto-human fossils from Africa are a particularly potent force.
I am sure that Lucy's visit to Houston will be a great success. As an ambassador, Lucy will give us pause to reflect on Ethiopia as the cradle of humankind, as well as a rich and civilised nation celebrating its millennium. She will earn vital funds for the museum in Addis Ababa while establishing valuable international relationships beyond the reach of everyday science and diplomacy. The exhibition was offered by Ethiopia and will show a positive view of an African nation, its past and its aspirations. In this light, the self-interested resolution of a closed community of scientists has been properly set aside for the greater good.
Lucy's Legacy: The Hidden Treasures of Ethiopia is at the Houston Museum of Natural Science, Aug 31 2007–Apr 20 2008. Jill Cook is deputy keeper of the Department of Prehistory and Europe at the British Museum.
Un reality in fondo al mare
Sei scienziati per nove giorni a venti metri di profondità nell'oceano
La loro vita, dentro e fuori il laboratorio, trasmessa in diretta su internet
per difendere spugne e coralli " width="280">
ROMA - Potrebbe essere una buona idea per un prossimo reality di famosi: nove giorni con le telecamere puntate addosso a venti metri di profondità nell'oceano, a fare il confessionale con i pesci. Invece è una serissima missione scientifica lanciata ventuno anni fa e oggi, per la prima volta, trasmessa in diretta ventiquattr'ore su ventiquattro su internet.
Sei ricercatori vivono da lunedì scorso e fino al 25 settembre in un laboratorio sottomarino a largo della Florida, la base Aquarius. La loro missione, studiare i coralli e accrescere l'interesse intorno allo studio degli oceani. A questo scopo i sei si dividono un cilindro grande grossomodo quanto un autobus (13 metri di lunghezza per 2,75 di altezza) che abbandonano ogni giorno per nove ore di immersioni. In questo modo possono studiare approfonditamente le spugne e i banchi di corallo, due degli habitat maggiormente minacciati dall'inquinamento e dal riscaldamento degli oceani.
GUARDA IL VIDEO
Grazie a speciali telecamere e microfoni montati sui caschi dei ricercatori, chiunque può seguire in diretta le loro esplorazioni quotidiane, ma anche la vita all'interno del laboratorio. L'Aquarius è dotato di letti, docce, forno a microonde e tutte le attrezzature scientifiche necessarie per le ricerche. L'aria e l'elettricità arrivano direttamente dalla terraferma, attraverso tubi e cavi, che servono anche a monitorare le condizioni di salute dell'equipaggio. Il cibo (abbastanza insipido, confessano gli acquanauti) viene spedito sott'acqua dentro apposite pentole in grado di reggere la pressione sottomarina, due volte e mezzo più alta di quella in superficie. Disagi tutto sommato accettabili in nome della scienza: proprio grazie alla pressione costante, i ricercatori possono uscire in missione e tornare nel laboratorio senza le procedure di riemersione e decompressione normalmente necessarie ai sub. Di contro, quando martedì prossimo la missione finirà, i sei scienziati dovranno passare diciassette ore in decompressione.
Il laboratorio Aquarius è stato costruito nel 1986 per iniziativa della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa). Inizialmente posizionato nelle Isole Vergini, nel 1993 è stato trasferito a Key Largo, in Florida, all'interno del Keys National Marine Sanctuary.
da repubblica.it
sabato 15 settembre 2007
Wu Ming
La scelta di un nome che in cinese mandarino vuol dire "nessun nome" rispecchia il "rifiuto del ruolo dell'Autore come star", che porta i Wu Ming a privilegiare l'importanza dell'opera piuttosto che la fama di chi l'ha prodotta. Una scelta alla quale si lega anche la particolare posizione degli autori in ordine al diritto d'autore: dal sito ufficiale del gruppo è possibile scaricare i testi delle opere, per i quali è consentita una riproduzione (totale o parziale) in qualunque formato, ed a scopi non commerciali.
E qui sotto vi riporto il link del loro sito:
http://www.wumingfoundation.com/
Copyleft Festival
Scritto da Web Master | |
sabato 12 giugno 2004 | |
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Software Freedom Day
Saturday September 15, is Software Freedom Day, a “worldwide celebration of Free and Open Source Software.” Hundreds of teams around the globe will be holding local events to promote software freedom. Search for a team near you.
Creative Commons supports free software and actively develops a number of free software projects. Tomorrow would be a great day to hack on some CC software, maybe work on a patch or try your hand at a developer challenge. Visit the developer page on our wiki for more ways to get involved!
venerdì 14 settembre 2007
Link corretto
domenica 2 settembre 2007
Scavi da salvare
6000-YEAR-OLD PREHISTORIC SITE TOTALLY BULLDOZED IN CENTRAL IRAN
Bulldozers working for the Ammar Yasser construction project in Qom have entirely demolished the 6000-year-old Shad Qoli site in central Iran, the Persian service of CHN reported on Tuesday.
"The license for excavation of the area was issued by the Archaeological Research Center of Iran (ARCI) two years ago at a time when approximately half of the site had already been flattened", said Siamak Sarlak, director of the team which as to have conducted salvage operations at the location.
"According to the cultural heritage regulations in Iran, the Governor Gneral's Office of Qom, which is in charge of the Ammar Yasser construction project, was responsible for sponsoring salvage excavation work and we have recently been informed that the remainder of the site has been completely destroyed by bulldozers", he added.
The salvage team needed a sum of 50million rials (about 5250$) to excavate the site.
"A dispute arose over which organization - the governor's office or the ARCI- was responsible for funding the operation. Meanwhile the bulldozers continued the process of destruction, which has resulted in total loss of the archaeological significance of the area" Sarlak explained.
Archeologists believe that people used to live in the Qoli Darvish Tpe, another nearby prehistoric site, but that due to the flooding of the Qomrud River they migrated to the Shad Qoli region and continued to dwell there for about a millennium.
The Qoli Darvish Tepe, one of the principal pre-historic stes situated on Iran's central plateau, includes the remains of a number of Bronze Age and Iron Age settlements. There is evidence that Qoli Darvish was inhabited from the fourth millennium BC until the ninth century CE.
This area has also been seriously damaged over the past decade by the construction of the Qom-Jamkaran Highway, such that only ten percent of the ancient site now remains intact.
Tratto da "Tehran Times" 15-08-07
lunedì 16 luglio 2007
Il Lavagnone stupisce ancora
dtb, ithilden86
Il pozzo delle sorprese. BOGGIOVARA (MO)
L’anno scorso una necropoli tardo antica con uno scheletro orribilmente mutilato, quest’anno un pozzo zeppo di materiale edile e ceramiche d’età romana tra cui una rarissima lucerna a volute raffigurante il Ratto di Europa.
Gli scavi nell’area a margine di Via Giardini, a Baggiovara, continuano a fornire interessanti novità archeologiche.
Dopo la tomba dell’anno scorso, con il defunto privato di cranio, piedi e braccio destro -fortunatamente post mortem-, gli scavi iniziati il 2 luglio scorso hanno intercettato prima alcune nuove sepolture e poi l’imboccatura di un pozzo d’età romana certamente legato ad una villa poco distante.
Le indagini archeologiche, condotte da Francesco Benassi sotto la direzione scientifica di Donato Labate della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, hanno portato in luce un pozzo del diametro interno di m. 1,20 circa, rivestito in ciottoli fluviali disposti a secco.
Per circostanze ancora da chiarire, in età augustea-tiberiana il pozzo cessò la sua funzione canonica per essere utilizzato come discarica, in cui vennero buttati i materiali edilizi della villa (tegole, laterizi, frammenti di intonaco dipinto, resti pavimentali in mosaico) e una grandissima quantità di ceramica.
I reperti recuperati sono datati tra il periodo tardo-repubblicano e la prima metà del I secolo d.C. e offrono uno straordinario spaccato della vita di questo sito e dell’occupazione romana del territorio di Mutina all’inizio dell’età imperiale.
Oltre ad anfore, brocche e bottiglie monoansate in ceramica comune depurata, servizi da mensa più raffinati in ceramica a vernice nera e terra sigillata finemente decorata, il pozzo ha restituito frammenti di una lucerna a volute su cui è raffigurato il Ratto di Europa. Secondo la mitologia Europa, figlia del re di Tiro, viene rapita da Giove, che aveva assunto le sembianze di un toro bianco, e condotta nell'isola di Creta. Dalla loro unione nascono Minosse, il committente del famoso labirinto, Radamante e Sarpedone: tutti e tre, da morti, diventeranno giudici nel mondo dell'aldilà. La rappresentazione di questo mito, documentata sia nei mosaici che negli affreschi d’età greca e romana, è invece rarissima sulle lucerne. Oltre al Ratto d'Europa, la lucerna ha un'altra rarità: sul retro è chiaramente visibile l'impronta del palmo della mano del ceramista.
Le indagini archeologiche del pozzo, eseguite dalla Ares Soc. Coop. ar.l. di Ravenna, termineranno domani; i resti faunistici e le analisi botaniche aiuteranno a capire le abitudini alimentari degli abitanti della villa e il paesaggio vegetazionale della zona duemila anni fa.
Allo scavo, finanziato dalla società immobiliare GARDEN s.r.l., hanno collaborano gli archeologi Bernardo Moranduzzo, Luca Pellegrini, Rossella Rinaldi e Antenore Manicardi.
Info:
Donato Labate, tel. 339.7930338 - e-mail donato.labate@beniculturali.it
Francesco Benassi e-mail archeo_benassi@yahoo.it
http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/baggiovara/pozzo_baggiovara.htm
Fonte: MiBAC - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Sopr. Archeol. Emilia Romagna 12/07/2007
Narmouthis e il bowling
"Il ritrovamento nel corso della missione dei ricercatori dell'Università di Pisa
nel sito archeologico di Narmouthis. "Nuove informazioni sugli usi e costumi di quel popolo"
Il bowling ai tempi del faraone
scoperta la pista da gioco egiziana
scoperta la pista da gioco egiziana" width="280">
Un'area dello scavo archeologico
Sono ancora gli egizi a far parlare di sé con la loro capacità unica di aver precorso i tempi. E questo anche quando volevano divertirsi un po'. La scoperta è frutto della missione archeologica dell'Università di Pisa realizzata sul sito greco-romano di Narmouthis (a 100 km a sud-ovest del Cairo, nell'oasi del Fayum). Qui i ricercatori italiani hanno riportato alla luce quella che può essere considerata la più antica pista da "bowling" ossia il gioco con le grosse bocce che servono per abbattere dei birilli. Il divertimento si teneva all'aperto, su di un pavimento appositamente realizzato con mattoni di limo, il noto fango fertilizzante del Nilo
Si è giunti alla conclusione che su di esso si giocava a bowling dove aver scoperto una scanalatura non molto larga che termina in un buco di 12 cm di diametro con una piastra in terracotta sistemata sotto di esso. A ciò si è aggiunto il ritorvamento di due piccole bocce di pietra levigata dello stesso diametro della scanalatura che venivano lanciate, proprio come si fa con la moderna boccia da bowling nello stretto corridoio. "E' una costruzione unica; verosimilmente è il primo tentativo di praticare un gioco simile al moderno bowling", afferma Edda Bresciani, egittologa a capo della missione. Il tutto risale ad un'età compresa tra il III e II secolo avanti Cristo
Perché è interessante questa scoperta? Aristide Malnati è archeologo all'Università Cattolica di Milano: "Il ritrovamento così inusuale è destinato ad allargare la nostra conoscenza sulle attività ludiche in Egitto. Sullo stesso scavo o nel corso di operazioni archeologiche su siti vicini sono stati in più occasioni rinvenuti giochi per bambini o per adulti: bambole (in legno o in pezza), piccoli palloni anch'essi di pezza, trottole o giochi con bastoncini. Erano tutti oggetti che allietavano la vita già di per sé vivace dei giovani egizi in quelle zone; e poi i dadi, gli strumenti per giocare alla morra o forme di intrattenimento ludico più complesse (come un antico backgamon, con regole a noi ignote). E' un aspetto questo, ancora troppo poco noto del mondo egizio che ci aiuta ad immaginare però, come si intrattenessero tra loro gli adulti degli stessi antichi villaggi"
Nella stessa area archeologica è stata scavata recentemente anche una ulteriore area di svago e riposo: un sistema idraulico ad oggi senza paralleli, degno dell'ingegneria idraulica dei romani: si tratta di una cisterna ricavata nella roccia fino all'attacco della volta e fornita d'acqua da un condotto a sua volta collegato a un canale esterno al villaggio. Ancora Malnati: "Erano le terme di Narmouthis dove giovani fanciulle o matrone più attempate si recavano per migliorare l'aspetto fisico; e lì vicino gli uomini si cimentavano nel bowling sul campo appena trovato: era probabilmente la zona ricreativa di questo antico villaggio"
I recenti scavi hanno infine rivelato particolari informazioni sulla vita delle guarnigioni romane, che di volta in volta si sono succedute a presidiare l'abitato e la zona. L'esplorazione degli alloggiamenti militari ha continuato a fornire con abbondanza i barilotti di forma ellissoidale destinati a contenere la razione quotidiana di vino. Un grande ambiente intonacato e decorato a motivi geometrici era forse il quartiere del capo del "castrum" (l'alloggiamento militare). Il villaggio cambiò fisionomia con l'avvento del cristianesimo e con il tramonto dell'Impero romano; tanto che nell'epoca del fiorire delle chiese prima e delle moschee poi, avvenne inesorabile lo smantellamento o la perdita di valore di molte strutture precedenti, come la cisterna o come il campo da bowling. In seguito, con l'avanzata del deserto, Narmouthis fu abbandonata. "
da Repubblica.it
lunedì 2 luglio 2007
Caffè Pensiero On-line!!!!
giovedì 21 giugno 2007
Il valore di civiltà...pardon di denaro
La regione Toscana ha concesso tre permessi alla Heritage Petroleum plc
La società può effettuare esplorazioni senza la valutazione d'impatto ambientale
Dopo Noto, allarme trivelle anche nel Chianti
Boco: "Sarebbe un errore molto grave"
ROMA - Dopo l'allarme per il Val di Noto, in parte rientrato anche grazie alla mobilitazione generale seguita all'appello dello scrittore Andrea Camilleri, un nuovo fronte 'trivellazioni' rischia di aprirsi in Toscana, nel Chianti e nella Val d'Orcia. La regione infatti, ha concesso, il 26 aprile scorso, tre permessi per effettuare "esplorazioni" e "autorizzazioni di ricerca" in tre aree del Sud della Toscana alla Heritage Petroleum plc, società con sede a Monaco specializzata nella ricerca e nell'estrazione di idrocarburi gassosi di tipo cmm (metano rilasciato dai filoni di carbone durante la sua estrazione) e cbm (metano prelevato da filoni di carbone che non devono o non saranno estratti).
Una decisione che ha suscitato la viva protesta del sottosegretario alle Politiche Agricole, Stefano Boco: "E' una follia ricercare l'oro nero sotto terra, quando l'unico grande tesoro sono il lavoro degli uomini, la bellezza paesaggistica, i valori naturali. Sarebbe un errore da pagare caro", ha detto Boco, che si è augurato che "sia possibile da parte delle autorità regionali rivedere i permessi".
Le autorizzazioni riguardano un'area complessiva di 1.553 Km quadrati, di cui una parte classificata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, proprio come il Val di Noto, e che tocca rinomate località come San Gimignano, la Valle del Chianti, Monticchiello e la provincia di Siena.
I tre permessi prevedono la possibilità di esplorare alcuni dei paesaggi più belli d'Italia senza la necessità di una valutazione di impatto ambientale (Via) nonchè il permesso successivo di trivellare e scavare per estrarre idrocarburi, in quel caso previa riserva di Via.
(21 giugno 2007)
da repubblica.it
lunedì 4 giugno 2007
Arte preistorica
http://www.artepreistorica.it/index.asp
sabato 2 giugno 2007
25 maggio
Parte del materiale, se non tutto, verrà pubblicato sul sito.
Siavash ci ha chiesto semplicemente di citare l'autore, ovvero lui. La stessa richiesta è automaticamente porta anche a chi dovesse attingere dal nostro blog o dal nostro sito le immagini sue piuttosto che degli altri fotografi: specificate di chi sono, SEMPRE! Per il resto fatele girare. La cultura non è di pochi.
(di Siavash Laghai)
giovedì 24 maggio 2007
Questo fatto, tuttavia, mi ha fatto pensare ad una cosa: il verbo adottato non è del tutto erroneo se lo si inserisce all'interno di una società sempre più lobotomizzata, dove le persone sono più simili a delle macchine piuttosto che a degli esseri umani.
Il termine "produce" rimanda molto più a un mondo meccanicizzato, a un mondo industriale, un mondo sicuramente più simile al nostro dove l'alienazione dell'uomo governa incontrastata, dove l'uomo si annulla col proprio lavoro, producendo.
Sarà forse una visione un po' deviata non lo so. Personalmente la vedo così, ma sono ben conscio del fatto che nessuno abbia verità certe e assolute
dtb
martedì 22 maggio 2007
Prossima fermata: Bam
Caffepensiero presenta:
Cultura e Archeologia nella Società Iraniana
Incontro dibattito per parlare dell'antica via della seta
e delle sue implicazioni sociali e interculturali nel corso dei secoli
Con Siavash Laghai
A seguire aperitivo di autofinanziamento e chiacchiere informali.
Venerdì 25 Maggio, Ore 16.30
Aula Occupata (ex bar piccola)
Università Statale degli Studi di Milano
Via Festa del Perdono, 3
sabato 19 maggio 2007
Mostra mercato dei libri di archeologia
“Libri d’archeologia. Tra ricerca scientifica e divulgazione”, IV Mostra – mercato
Mantova, Piazza Castello
sabato 19 maggio, ore 15-23
domenica 20 maggio, ore 10-18,30
La manifestazione, organizzata in occasione della >" border="0">Settimana della Cultura, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia – Nucleo Operativo di Mantova, in collaborazione con Cooperativa Librai Mantovani, si terrà sotto i portici di piazza Castello, nelle immediate vicinanze del Museo Archeologico Nazionale di Mantova. “Libri d’archeologia” intende proporre ai visitatori una visione completa dell’editoria che si occupa di archeologia e del mondo antico: dalle pubblicazioni di carattere scientifico ai testi divulgativi e didattici, dalle riviste specializzate o di settore, alle opere di narrativa. La mostra mercato vuole essere soprattutto un momento d'incontro, in cui poter conoscere quanto l'editoria di settore offre: ci proponiamo inoltre di dare spazio alle pubblicazioni che enti e/o editori gradiscano presentare ad un pubblico attento e disposto ad un vivace dibattito.
Sabato 19, dalle ore 15 alle 19, presso l'Atrio degli Arcieri del Palazzo Ducale, preceduti da un breve documentario sugli “Amanti neolitici” di Valdaro (MN), verranno presentati i seguenti volumi:
- Corso di egiziano geroglifico, versione italiana a cura di >" border="0">Christian Orsenigo, del testo francese - Cours d’Egyptien hiéroglyphique, di Pierre Grandet e Bernard Mathieu, Ananke edizioni
- La fortuna del Laocoonte in Lombardia, a cura di >" border="0">Gemma Sena Chiesa, Viennepierre edizioni
- Guida alla rete dei musei archeologici delle province di Brescia, Cremona, Mantova (Cremona 2006) - MANET
- Atti del XVI Convegno Archeologico Benacense (Cavriana 2005). Contributi di archeologia in memoria di Mario Mirabella Roberti - MANET
- Collana Contributi di Archeologia, a cura della prof.ssa Silvia Lusuardi Siena e Maria Pia Rossignani, Vita e Pensiero – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Iscrizioni etrusche, leggerle e capirle, di Enrico Benelli, SACI edizioni
- Marzabotto una città etrusca, a cura di Elisabetta Govi, Ante Quem
- Rivista Quaderni di Archeologia del Mantovano, vol. n° 6, SAP – Società Archeologica s.r.l.
- Rivista Archeologica dell'antica Provincia e Diocesi di Como, fascicolo 86, 2004 Extra Moenia 1, “Ricerche Archeologiche nell'area suburbana occidentale di Como romana”; fascicolo 87, 2005 Extra Moenia 2, “Gli scavi di via Benzi. I reperti” di Chiara Niccoli, Società Archeologica Comense.
martedì 15 maggio 2007
dove trovare caffepensiero
- da oggi pomeriggio nell'aula occupata di via Festa del Perdono
- da questa sera in via Volturno 33
- a breve in varie biblioteche e librerie che saranno elencate
Nel caso potete richiedere le copie direttamente a noi della redazione e/o scaricare i singoli articoli dal sito caffepensiero.altervista.org, che verrà aggiornato da oggi pomeriggio
domenica 13 maggio 2007
Nuovo calendario Fondazione ISEC
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Ciao, vorrei informarvi che l'indirizzo del webgis di ArcheoServer è cambiato perchè è stata rilasciata una nuova versione:
http://www.archeoserver.it/aisba2
Per accedere al servizio è possibile utilizzare i seguenti dati:
Utente: user
Password: user
Marco, staff di ArcheoServer