CAFFEPENSIERO: LAVORI IN CORSO??

CAFFEPENSIERO: LAVORI IN CORSO??
Stiamo cercando di uscire con il N.1....

sabato 31 marzo 2007

Jam session il 12aprile in Statale

Non si disdegnano mai le manifestazioni artistiche.
Riporto qui di seguito il testo allegato al flyer che sta girando per mail

"Siamo student* dell'auletta occupata dell'Università Statale di Milano. Siamo student* che hanno deciso di condividere l’idea del progetto che ha aperto quest’aula: l’“Infoshop”, luogo virtuale e ora anche fisico, che riserva spazio a tutte le autoproduzioni frutto della cultura giovanile, in termini di musica, arte, libri, politica...
L'idea di organizzare questa jam ci è venuta dopo aver visto la presentazione del libro "BIGGER THAN HIP HOP" al centro sociale Pacì Paciana di Bergamo seguita da uno splendido live acustico degli "Assalti frontali".
Il libro ricorda che il rap ha origini sociali profonde e che non ha nulla a che vedere con tutto quello che viene mandato in loop sui canali televisivi di massa dalle grandi major musicali, le quali vedono in questa cultura più un mezzo per fabbricare soldi che altro.

Siamo convinti che “hip hop” voglia dire tutta un’altra cosa, che sia una questione di attitudine, una voglia di non essere solo semplici spettatori o comparse in un mondo di cloni ma anche una necessità di diventare partecipanti e narratori della realtà. Proprio perchè non vogliamo stare a guardare lo stupro della cultura hip hop e vogliamo ritornare alle origini del fenomeno per non dimenticarci mai che è dalla strada che nasce e nella strada che deve rimanere abbiamo deciso di creare questo momento. Una jam, la prima jam che organizziamo nella nostra vita, con tutte le difficoltà del caso, economiche, logistiche e quant'altro.

Una jam per dimostrare cosa significa “rap” per noi. Un momento di incontro in cui ognuno avrà la possibilità di esprimersi con la sua disciplina.

La organizzeremo davanti all'Università, luogo d'eccezione della cultura accademica. La abbiamo pensata in questo luogo perchè convinti che la cultura di strada non sia inferiore alla cultura universitaria e perchè ci piacerebbe incrociare quanta più gente possibile. In quanto patrimonio artistico cittadino non verranno dipinti i muri dell’Ateneo, ma abbiamo pensato di mettere a disposizione dei pannelli con cui poi allestiremo una mostra permanente in giro per l'università.

Invitiamo con cuore a partecipare a questo momento tutt* coloro che ci tengono a lavare il rap dalle mille schifezze e dai giri di soldi che ci vengono costruiti intorno.

Una cinquantina di bombolette le mettiamo noi. Il resto è solo il vostro cuore per questa forma di vita.


Durante l’intera giornata ci sarà un baretto con cocktail, birre e bibite per rinfrescarsi.



Infoshop.tk crew

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BIGGER THAN HIP.HOP

In "Bigger than hip hop" l'autore U.net ricostruisce l'intero panorama del fenomeno, dalla nascita nel Bronx (New York) nella seconda metà degli anni '70 fino alle recenti evoluzioni, non prive di contraddizioni.

Ad esempio, perché l'industria discografica ne ha enfatizzato solamente i tratti più superficiali e violenti? Prima di tutto per assecondare il mercato, visto che il successo planetario del genere è arrivato a metà degli anni '90, con il cosiddetto gangsta rap. E poi perché la cultura mainstream ha preferito esaltare le figure del rapper killer e della donna-oggetto, a scapito dei valori originari che potevano portare a una vera emancipazione sociale.

La storia e la poetica dell'hip hop diventano, così, una "lente di ingrandimento" per leggere le trasformazioni dell'America negli ultimi tre decenni: lo smantellamento dello stato sociale, l'aumento vertiginoso della disoccupazione, l'introduzione della droga nei ghetti, l'inasprimento delle leggi carcerarie. Processi che hanno determinato in modo irreversibile le condizioni di vita nei sobborghi metropolitani e che sono tutt'ora in atto nelle periferie di tutto il mondo, non solo negli USA.

Forse è proprio per questo che l'hip hop, nonostante fosse un fenomeno quasi di quartiere, si è diffuso a livello globale in pochi anni: ha rappresentato la risposta creativa della comunità nera a uno status quo imposto.

Ma, ovunque sia arrivato, ha saputo rinnovarsi in forme originali, finendo per influenzare profondamente ogni aspetto della catena comunicativa, dalla musica alla lingua, dalla moda all'arte contemporanea.

Quando partono i migliori

A volte, fin troppo spesso forse, le notizie belle non rimangono abbastanza per darti un attimo di respiro che quele tragiche ti sconvolgono.
Il professore di Archeologia Medioevale all'Università di Siena Riccardo Francovich è deceduto ieri a Fiesole.
Riporto qui il comunicato ANSA, come fattomi pervenire da archeonews.

"COMUNICATO ANSA

L'archeologo Francovich trovato morto in un dirupo a Fiesole

Ancora incerte le cause del decesso. Il cordoglio delle istituzioni. Il presidente Martini: "Sono sconvolto"
E' il professor Riccardo Francovich l'uomo trovato morto, questa mattina (30/03/2007, ndr), in un dirupo nel bosco di Monte Ceceri, a Fiesole. Il cadavere, che non è stato subito identificato, è stato trovato poco prima di mezzogiorno da un turista tedesco che stava facendo trekking nella zona. Ordinario di archeologia medioevale, 61 anni, fiorentino, studioso ed esponente politico, Riccardo Francovich era molto conosciuto negli ambienti accademici e istituzionali.

Secondo una prima ricostruzione, l'uomo sarebbe precipitato da un sentiero sovrastante, compiendo un volo di circa venti metri. L'ipotesi privilegiata, per il momento, è quella di una caduta accidentale. Sul posto sono intervenuti subito i carabinieri della stazione di Fiesole e i militari del reparto operativo della Compagnia di Firenze. Secondo un primo esame del medico legale, il decesso sarebbe avvenuto poche ore prima del ritrovamento. Il cadavere presenta molteplici fratture.
"La tragica scomparsa del professor Francovich ci lascia increduli, sgomenti e addolorati. Con lui il mondo della cultura e quello delle politica perdono un personalità di grande spessore. Era un amico, ci mancherà". Sono le parole di Leonardo Domenici, sindaco di Firenze.
"Insigne studioso di fama internazionale, docente di archeologia medievale all'Università di Siena, i suoi studi e le sue ricerche lo hanno fatto conoscere ed apprezzare in Italia e all'estero - ha scritto Domenici in un messaggio alla famiglia - E' stato capace di portare la sua profonda conoscenza della storia medievale e nel campo dell'archeologia non solo agli addetti ai lavori, ma anche ad un pubblico più vasto di appassionati e cultori della materia. Della sua preziosa collaborazione si avvaleva anche l'amministrazione comunale fiorentina: uno degli ultimi incontri che ho avuto con lui è stato in occasione di una visita agli scavi nei sotterranei di Palazzo Vecchio, che Francovich seguiva con passione, nella condivisa prospettiva di realizzare un nuovo museo. Oltre allo studioso, di lui ricordo l'impegno politico e la passione per le battaglie civili: dirigente della margherita, sei era battuto in prima persona per l'affermazione dell'Ulivo a Firenze e per la vittoria del centrosinistra. L'intelligenza e le sue capacità mancheranno a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare insieme a lui; soprattutto ci mancherà la sua umanità, il suo modo franco e diretto di affrontare i problemi, la sua preziosa amicizia. Alla moglie Nicoletta, alla figlia e alla famiglia tutta giungano un commosso abbraccio e la partecipazione dell'intera città”.

'Ci avevo parlato non più di dieci giorni fa. Sono sconvolto'. E' stata la prima reazione di Claudio Martini alla notizia appresa mentre si trovava ad Arezzo pochi minuti prima di inaugurare la mostra di Piero della Francesca. "Con Francovich – ha aggiunto subito dopo Martini – avevamo cominciato a parlare di un progetto che avrebbe visto una forte collaborazione tra Regione Toscana e Università di Firenze. Stavamo riflettendo sulla possibilità di realizzare una mappatura dettagliata dei beni archeologici della Toscana. Ancora non ci posso credere".

"Ho appreso con grande stupore e dolore della morte dell'amico Riccardo Francovich", così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini. "Francovich - ha aggiunto - ha dato un contributo importantissimo non solo per il recupero e lo studio di reperti e monumenti del Medio Evo in Toscana e in altre regioni italiane e cito fra tutti l'eccezionale ritrovamento e restauro dell'area mineraria medievale di San Silvestro vicino a Campiglia marittima, ma ha anche fornito a tutti noi gli strumenti per approfondire e valorizzare aspetti della nostra storia che contribuiscono a una comprensione più piena della nostra identità di toscani".
Profondo dolore anche per l'assessore comunale di Firenze Eugenio Giani, una volta appresa la notizia: "Sono profondamente addolorato per la prematura scomparsa di una grande figura della cultura, della politica e del mondo accademico fiorentino".
"Mi sentivo davvero suo amico - ha aggiunto l'assessore -. Una persona dalla profonda umanità e dai grandi valori che evidenziavano in ogni sua attività il grande amore per Firenze".
In serata al coro di condoglianze si sono uniti anche il sindaco di Siena, Maurizio Cenni, il presidente della provincia di Firenze, Matteo Renzi, il consigliere regionale della Margherita, Erasmo De Angelis, e il rettore Silvano Focardi a nome di tutto l'ateneo senese. Segno di quanto sia profondo il cordoglio di tutta la Toscana. (Ansa)"

dtb

Balene a Pisa

Da repubblica.it

http://www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/fossile-balena/2.html

venerdì 30 marzo 2007

Finalmente

Tutto è pronto per essere inviato alla tipografia.
La messa in circolo del giornale sarà dal 12aprile.
Presso l'Aula occupata dell'Università Statale di Milano (Aula ex bar piccolo) troverete le copie, nel caso fosse impossibile trovarne in giro.
Seguirà poi anche una presentazione con aperitivo presso la medesima aula. Ovviamente tutti invitati.
dtb

domenica 25 marzo 2007

Archeoserver

Nel suo nuovo, e speriamo infinito, percorso, archeoserver ha aggiunto una nuova sezione, quella del webgis.
La sezione è dedicata alle informazioni archeologiche relative all'Età del Bronzo del Nord Italia.

dtb

Riunione di redazione

La riunione di redazione del giornale è stata spostata al lunedì dalle 12.30 alle 14.30 presso l'aula occupata dell'Università Statale di Milano, via Festa del Perdono, 3.
Per partecipare, da lunedì 2aprile saremo lì.

giovedì 22 marzo 2007

Video dalla cromosfera del Sole

dal sito della NASA: http://www.nasa.gov/mov/171957main_Roll_In_FOUR_Limb_Flare_Vid1.mov
Cliccate sul link qui sopra
Ho cercato sul sito della NASA la definizione di cromosfera. C'è solo in tedesco

dtb

L'etica al tempo degli scimpanzé


Da Repubblica.it

Per la scienza è il risultato dell'evoluzione di comportamenti animali. Un esempio?
"Consolano" i propri simili e affrontano la morte per non mettere in pericolo la specie



L'etica al tempo degli scimpanzé
"Morale eredidata dai primati"
NEW YORK - Distinguere fra il bene e il male, fra ciò che è giusto e sbagliato, agire per il bene della collettività anche a discapito dei propri interessi: sono manifestazioni di quel senso etico ritenuto caratteristico della specie umana. Eppure, non sono comportamenti solo nostri: anche i primati agiscono in base ad una sorta di "moralità", da cui per via evolutiva discenderebbe quella umana.
Lo riferisce il New York Times, facendo il punto sugli ultimi studi scientifici che vedono la biologia affrontare sempre più da vicino un campo di studio, quello dell'etica, finora appannaggio esclusivo della filosofia.
Scimmie e primati adottano comportamenti di grande sensibilità ed attenzione nei confronti dei propri simili. E' stato osservato, ad esempio, che gli scimpanzè, che non sanno nuotare, affogano nel tentativo di salvare altri animali caduti in acqua. E un esperimento scientifico ha dimostrato che piuttosto che accaparrarsi del cibo tirando una catenella che contemporaneamente dava una scarica elettrica ad un altro animale, le scimmie rhesus preferiscono rimanere a digiuno per diversi giorni: esempi di comportamenti sociali indirizzati al benessere degli altri all'interno di un contesto sociale, che la scienza ritiene precursori in linea evolutiva della moralità umana.
Ad aprire la via a queste considerazioni è stato un famoso saggio di Edward O. Wilson, che nel 1975 scrisse "Sociobiology", in cui si rivendicava la "biologizzazione" dell'etica. Uno studio che ha dato il via ad una serie di elaborazioni successive. E lo scorso anno Marc Hauser, un biologo dell'evoluzione ad Harvard, nel suo "Moral minds" sosteneva che il cervello è geneticamente predisposto per l'acquisizione di regole morali.
Anche per il primatologo Frans de Waal della Emory University le radici della moralità umana possono essere rintracciate nei comportamenti delle scimmie. Se è difficile parlare di una vera e propria moralità nelle azioni dei primati, per de Waal il nostro senso etico discende direttamente da una serie di comportamenti sociali evolutisi nel tempo negli animali come conseguenza del vivere in gruppo. Senza questi "passaggi" precedenti, riscontrabili negli scimpanzè e nelle scimmie, il nostro senso etico sarebbe inspiegabile, sostiene lo scienziato.
De Waal è arrivato a queste conclusioni grazie all'osservazione diretta degli animali, iniziata negli anni '60. E ha individuato comportamenti specifici: dopo un combattimento fra scimpanzè, ad esempio, gli animali si affrettano a consolare quello che ha perso. Ma l'impulso alla consolazione implica un livello evoluto di empatia e di consapevolezza, che solo le scimmie antropomorfe e l'uomo sembrano avere: un precursore fondamentale per lo sviluppo di un senso morale.


In questi giorni di costrizione a casa e in futuro di stampelle mi sono dato a ricerche mediatiche.

dtb

mercoledì 21 marzo 2007

Appuntamenti di domani 22marzo

Presso l'aula occupata dell'Università Statale di Milano, via Festa del Perdono 3, aula ex bar piccolo, vicino al Bronxlab, in occasione della giornata mondiale dell'acqua, si terrà una mostra sul problema dell'acqua e una raccolta di firme per la campagna "Acqua pubblica, ci metto la firma!".
La mostra sarà presente tutta la giornata.
Dalle 14.30, sempre presso l'aula occupata si terrà il "Vinello letterario": caffè letterario con lettura di poesie e prose, il tutto accompagnato da musica dal vivo e da degustazioni enologiche.

Appello per Rahmatullah

Riporto di seguito il comunicato stampa di Emergency in merito all'arresto di Rahmatullah:

Lo trovate anche sul sito di Peacereporter

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Questa mattina all'alba agenti della sicurezza afgana hanno arrestato il manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, Rahmatullah Hanefi.
Rahmatullah ha la sola colpa di avere fatto tutto il possibile per salvare vite umane in immediato pericolo.
Emergency fa appello ai mezzi di informazione perché sostengano con forza la liberazione di Rahmatullah Hanefi, che ha contribuito in modo determinante al rilascio di Daniele Mastrogiacomo.

Emergency

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sabato 10 marzo 2007

Muri a pastello


Il tracciato era stato tracciato a pastello verde su una cartina gografica da un generale inglese...
Vorrei solo far notare che questo, come altri problemi del vicino (e non) oriente sono spesso demarcati dalla presenza straniera, europea prima e poi anche americana, che pretende di tracciare "linee a pastello" su una carta geografica per risolvere problemi di varia intensità per poi trovarsi con problemi ben maggiori...
A parte riflessioni sulla bellezza di starsene a casa propria (mondialpoliticamente parlando), viene spontaneo chiedersi se sia l'ignoranza o un velato interesse a far si che nell'intromettersi nelle faccende d'altri paesi si dimentichi sempre il tentare di capire le dinamiche socio-culturali, le divisioni tribali-religiose-linguistiche-culturali di quei luoghi...


CRZ

domenica 4 marzo 2007

L'età della pietra degli scimpanzè

Da sciencemag.org

Picture of stone hammer

Tooling around.
Primatologist Christophe Boesch of the Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology excavates a stone hammer in the Taï rainforest of Africa's Côte D'Ivoire.

Credit: University of Calgary

By Ann Gibbons
ScienceNOW Daily News
12 February 2007

Paleoanthropologists once considered making tools to be one of the defining characteristics of being human--along with a big brain, language, and upright walking. But they had to rethink the concept of "man the toolmaker" in recent decades as they spotted wild chimpanzees pounding nuts open with stone hammers, fishing for termites and ants with sticks, and extracting honey with brushes made of sticks. Skeptics countered that tool-wielding chimpanzees were just imitating humans living in the same forests.

A new study bolsters the idea that chimps came up with the tools themselves. Researchers working in Africa's Côte D'Ivoire (Ivory Coast) have discovered stone hammers made 4300 years ago that appear to be the handiwork of chimpanzees, not humans. The ancient age of the tools shows that they were made by chimpanzees because "we know this was happening when no farmers were around--it predates farming in the area by 2000 years," says lead author Julio Mercader, a Paleolithic archaeologist at the University of Calgary in Canada.

In excavations in the Taï rainforest, researchers have uncovered a trail of stone tools that are the first prehistoric evidence of a chimpanzee tool-kit, according to a report published online this week in the Proceedings of the National Academy of Sciences. Earlier, Mercader and primatologist Christophe Boesch of the Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology in Leipzig, Germany, had documented how chimpanzees had systematically transported specific types of stone to use as hammers to smash open nuts in the Taï forest. They also had proposed that chimpanzees might have an archaeological record similar to the Oldowan stone tools made by early human ancestors (Science, 24 May 2002, p. 1452). Last year, they systematically dug test trenches at ancient chimpanzee sites in the forest, leading to the discovery of stone tools from three areas.

Next, they had to prove that the stone hammers were actually tools and that they were chimp-made, not man-made. They found that the stones were too large for humans to use (but just right for chimpanzees); had starchy residue from nuts that chimpanzees eat, but living humans don't; were made from granitoid stone that chimpanzees use for tools today, but humans don't; and were unlikely to be the result of natural erosion.

The antiquity of the tools suggests that chimpanzee tool-making has been passed from chimpanzee to chimpanzee for more than 200 generations, the authors write. It raises the specter that some of the simple stone tools attributed to modern human ancestors at archaeological sites in Africa might also be the handiwork of chimpanzees, says Mercader. And it prompts questions about how early--and how often--stone tool-making arose in the human and chimpanzee lineages. "We now have evidence ... that there is a chimpanzee archaeological record--a Chimpanzee Stone Age," says primatologist William McGrew of the University of Cambridge in the United Kingdom.

dtb

venerdì 2 marzo 2007

3+2 e sei per strada

da repubblica.it (mi astengo dal commentare anche perchè sono come al solito in ritardo):

Solo la metà trova impiego a un anno dalla laurea. E' il peggior risultato dal 1999 a oggi
Nel 2006 hanno guadagnato, in termini reali, meno di 5 anni fa. L'indagine di AlmaLaurea

Laureati, colti e disperati
è l'esercito dei senza lavoro


Laureati, colti e disperati
è l'esercito dei senza lavoro " width="200">
di FEDERICO PACE
Iperqualificati, con qualche sogno in testa e sempre meno pagati. Destinati a emigrare, pur di evitare la disfatta. I laureati mostrano sul loro volto i segni delle sempre più acute contraddizioni di un intero paese dove il merito e le qualifiche non vanno quasi mai di pari passo con le opportunità e i compensi. Sul loro volto sono sempre più evidenti i segni del disagio provato di fronte a quella porta, quasi sempre socchiusa, che dovrebbe portarli al lavoro e alla maturità.

Quando una ragazza o un ragazzo con in tasca la laurea cerca un posto, pare di vedere un gigante che prova ad entrare attraverso la piccola porticina di una minuscola casa di lillipuziani. Loro sono tanti mentre sembrano sempre più inadeguati i posti di lavoro che il sistema economico e il mondo delle aziende italiane mette a disposizione. Addetti per i call center o cassieri di negozio che siano. Con il paradosso, che a questo punto pare quasi logico, che sono proprio i più preparati, quelli che prendono i voti più alti di tutti a ritrovarsi con il più basso tasso di occupazione. Tanto che a un anno dalla laurea, trovano lavoro solo quattro su dieci di quelli che hanno preso 110 e lode. Con la triste constatazione che nel 2006 un laureato guadagna al mese, in termini reali, meno di quanto percepiva cinque anni fa il fratello maggiore.

Fenomeni conosciuti si dirà, ma il fatto è che quest'anno le cose sono andate ancora peggio. Tanto che per trovare un impiego non è neppure sufficiente aspettare un anno. I dati del triste record dicono che dopo la fatidica laurea, a un anno dal giorno della discussione della tesi, dai festeggiamenti e dai sorrisi e dalle congratulazioni, trova lavoro solo il 45 per cento dei laureati "triennali" (erano il 52 per cento l'anno scorso) e il 52,4 per cento dei laureati pre-riforma, ovvero il dato più basso dal 1999 (vedi tabella). I dati sono quelli della nona indagine sulla "Condizione Occupazionale dei laureati italiani" presentata (vedi la diretta) a Bologna da AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario a cui aderiscono 49 università italiane. Ed è forse utile sapere che il convegno prevede per la mattina di sabato (3 marzo) anche una tavola rotonda (la presentazione e la tavola rotonda possono essere seguite in diretta sul sito di Almalaurea) che dibatterà su questi temi e a cui parteciperanno anche Fabio Mussi, il ministro dell'Università, e Cesare Damiano, il ministro del Lavoro, insieme ad Andrea Cammelli, il direttore di Almalaurea, e il presidente Crui Guido Trombetti.

Secondo l'indagine, l'instabilità che caratterizzava già molti degli impieghi degli anni scorsi si è fatta ancora più acuta. Sia per i laureati "triennali" che per quegli ultimi che stanno uscendo dal percorso previsto dal vecchio ordinamento. Solo un giovane su tre che ha conseguito una laurea breve - e ha trovato un impiego - è riuscito a siglare un contratto a tempo indeterminato. L'anno scorso l'impresa era riuscita al 40 per cento di loro. Stessa storia per i giovani che hanno ultimato il percorso di laurea del "vecchio ordinamento", la quota di chi è riuscito ad avere un contratto stabile è scesa al 38,4 per cento. Il lavoro atipico dal 2001 a oggi è cresciuto di ben dieci punti percentuali.
Laureati, colti e disperati
è l'esercito dei senza lavoro " width="200">


C'è poi lo stipendio. Quel sostegno che dovrebbe permettere alle nuove generazioni di prendere iniziative e decisioni, di mettere su famiglia, di provare a superare la sindrome di Peter Pan. Quel sostegno, è sempre più esile. I giovani laureati del post-riforma si ritrovano in tasca a fine mese solo 969 euro. Meno di quanto non fosse l'anno scorso (vedi tabella). Prendono qualcosa in più i laureati pre-riforma che a fine mese arrivano fino a 1.042 euro. Poco più dell'anno scorso ma, al netto del costo della vita, ancora meno di quanto un neolaureato guadagnava cinque anni fa.

Senza dire che l'Italia vanta il minor numero di laureati che lavora a cinque anni dalla laurea (l'86,4 per cento contro una media europea pari all'89 per cento). Scorrendo i dati dell'indagine di AlmaLaurea si ricava la triste conferma che nel cuore delle nuove generazioni, anche lì dove è opportuno che l'Italia sia più moderna e vicina all'Europa, covano e crescono le stesse antiche contraddizioni e disparità che gravano da tempo infinito sul corpo del malato Italia.

Le donne sono meno favorite rispetto agli uomini, hanno un tasso di occupazione più basso, sono più precarie e guadagnano meno dei loro colleghi uomini (vedi tabella). A un anno dalla laurea lavora il 49,2 per cento delle laureate pre-riforma contro il 57,1 per cento degli uomini. E il gap salariale nel tempo non fa che crescere, tanto che a cinque anni dalla laurea le donne guadagnano un terzo meno di quanto non prendono gli uomini. Quanto alla precarietà a un anno dalla laurea il 52 per cento delle donne ha un contratto atipico contro il 41,5 per cento degli uomini. E la disparità è ancora più acuta per le laureate "triennali", visto che solo il 34 per cento delle donne ha un impiego stabile contro il 48 per cento dei loro colleghi uomini.

Stesso discorso per le disparità territoriali. Nel 2006 sei laureati del Nord su dieci trova lavoro dopo un anno mentre per le regioni del Sud le cifre si fermano al 40 per cento. Ovvero le stesse quote nel lontano 1999. Senza dire che a cinque anni dalla laurea, i giovani del Mezzogiorno prendono 1.167 euro al mese mentre i ragazzi del Nord arrivano a 1.355 euro al mese.

Non c'è da stupirsi se allora molti di loro non si sentono valorizzati per quello che valgono e, seppure a malincuore, decidono di muoversi oltre confine per trovare migliori occasioni. All'estero, lì dove sembrano trovare rifugio e compenso. I laureati italiani che lavorano fuori dai confini nazionali, a cinque anni dalla laurea, arrivano a guadagnare quasi 2 mila euro, ovvero il 50 per cento in più di quanto non accada alla media complessiva dei laureati. Se non si mette mano a questo problema, se non si trova un articolato piano per valorizzare i talenti che escono dalle nostre facoltà, poco si potrà fare per dare slancio al nostro paese.

Nuovo evento

Nella voce "eventi", qui a destra, è stato aggiunto un nuovo appuntamento.
dtb
 
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