CAFFEPENSIERO: LAVORI IN CORSO??
sabato 8 marzo 2008
Denunciati dai carabinieri, sequestrati resti eta' ellenistica
(ANSA) - ENNA, 8 MAR - Una necropoli ed una fornace risalenti all'eta' ellenistica sono stati scoperti in un cantiere di Agira, in provincia di Enna.Entrambi sono stati sequestrati dai carabinieri di Enna e del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, da tempo sulle tracce di tre operai visti ad effettuare scavi in orari insoliti servendosi di speciali attrezzature. Tra i reperti sequestrati, pezzi di anfore e resti di ossa umane. I tre tombaroli sono stati denunciati.
Fonte:
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/italia/news/2008-03-08_108179754.html
sabato 16 febbraio 2008
Apre l'outlet del libro
Apre stasera a Frassineto Po, nell'Alesandrino, in un grande capannone ex discoteca
Più di 120 mila titoli: rari o antichi, ma soprattutto dimenticati dall'industria culturale
Alla ricerca del libro perduto
e la biblioteca diventa outlet
dal nostro inviato MAURIZIO CROSETTI
Alla ricerca del libro perduto
e la biblioteca diventa outlet
FRASSINETO PO (Alessandria) - La seconda occasione dei libri dimenticati è una vecchia sala da ballo, cioè la pista della discoteca "Black Sound" dove non danzano più persone ma pagine. Qui, stasera, nasce il primo outlet del libro d'Italia. Però attenti, in questo caso outlet non significa "vorrei ma non posso" e neppure "non posso avere ma faccio finta", come accade nei ciclopici spacci dei vestiti e delle scarpe. In questo piccolo paese del Monferrato tra le betulle e il Po, outlet vuol dire il libro che non si trovava più, quello che ormai stava in magazzino, a due passi dal macero, ma pure il libro raro, dove la preziosità non si misura in euro ma in difficoltà d'incontro e di acquisto. Il libro scomparso, usato, antico o solo vecchio, in bilico sul catalogo o già fuori, il controbestseller, il titolo perduto e recuperato. "Frassineto Po, dove i libri non muoiono mai" dice lo slogan, e rende l'idea.
Dietro la pista hanno lasciato la vetrata finto liberty con i ballerini piroettanti, e gli specchi all'ingresso. Un vezzo, ma anche il rispetto del luogo. "Credo sia il primo caso in cui una discoteca diventa libreria e non viceversa". Claudio Maria Messina, editore, è l'inventore dell'Outlet del libro. Prima del "Black Sound" c'era la balera del ristorante "Italia", ma adesso la musica la fanno i fogli, con il tipico soffio del libro che si apre. Romanzi, saggi, il colossale esercito dei volumi che restano in scaffale tre mesi quando va bene (in Italia ne escono 150 al giorno, 52 mila all'anno, per forza il grosso va perduto) e poi precipitano nel buio dei magazzini. E di lì, alla fine, dentro le lame della macchina che li triturerà.
L'ultima tendenza per evitare la strage di pagine si chiama print on demand: cioè il libro viene stampato su richiesta, ovviamente in un congruo numero di copie, cercando di sfuggire al baratro dell'invenduto.
"Io faccio l'editore da vent'anni, ho circa 700 titoli in catalogo, più o meno un centinaio all'anno, ma solo gli ultimi dieci sostano in libreria per una novantina di giorni. Poi s'inabissano. Ed è una regola generale" spiega Messina. Dunque si tratta di recuperarli dal fondo dell'oceano e farli riemergere. Dove si ballava il tango, e poi la techno, di quei volumi dimenticati ne hanno impilati 120 mila, è la loro seconda volta, il loro secondo scaffale. Mille metri quadrati di esposizione. Oltre cento editori hanno spedito i loro corrieri a perdersi in questo spigolo di Monferrato, novecento abitanti, "il primo ci ha messo una settimana a trovarci, ma adesso hanno imparato la strada".
E' anche una risposta alla fretta, alla frenesia di passare sempre allo scaffale successivo. Qui bisogna dimenticare i colossi dell'editoria, quelli che pretendono il 40% sul prezzo di copertina per esporre - finché dura, cioè poco - le pagine fresche, con addosso quel buon odore di carta appena nata. L'outlet è invece il regno degli editori medi e piccoli, che poi sono 454 su 460. E gli sconti di conseguenza: dal 30 al 75% sul prezzo di copertina. L'atmosfera è da mercatino, dove il bibliofilo si aggira tra le bancarelle con l'occhio del cercatore di funghi: guarda, mette a fuoco e a volte sente un tuffo al cuore perché ha trovato quello che magari cercava da anni. "I libri chiamano, avvertono il lettore della loro esistenza".
E non è poca l'emozione (la famosa "libridine") che accompagna il cercatore, rallentando il passo e aguzzando la vista. C'è una bella edizione di Moravia (La noia) e poi Jack London, Alda Merini, Buzzati, Arpino e Meneghello, la psicanalisi e la storia dell'arte, quel vecchio Marcovaldo per la scuola media, quando all'inizio degli anni Settanta i ragazzini leggevano Einaudi, copertina bianca e riga rossa, Primo Levi e Calvino, Fenoglio e Ceram, poi Quarantotti Gambini, chi se lo ricordava più. Una miniera di tesori sepolti, che forse si potrebbero recuperare con Internet avendo pazienza, cliccando, ordinando e aspettando: invece, nell'ex discoteca è tutto già pronto e squadernato, basta allungare le dita e mettere il fungo di carta nel cestino.
L'ambizione è creare nel tempo un vero "villaggio del libro" sul modello di Hay-on-Way in Galles, fondato nel 1970 da Richard Booth: oggi ospita più di trenta librerie, legatorie, stamperie e un famoso festival di letteratura. In Europa, di villaggi così, ne esitono una dozzina in Gran Bretagna, Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Norvegia e Finlandia. In Italia è il primo, grazie anche alla provincia di Alessandria: ci saranno festival, incontri con autori, rassegne tematiche. E il luogo è solo in apparenza sperduto perché sta esattamente tra Milano, Torino e Genova, alla confluenza di tre autostrade. Ci si arriva in un'ora.
Per adesso, l'Outlet del libro (Frassineto Po, piazza Vittorio Veneto 4) sarà aperto il sabato e la domenica (ore 9-13.30, 14.30-19), senza dimenticare che la sede permanente è ospitata nel settecentesco Palazzo Mossi dove negli ex infernotti, cioè nelle cantine, altri libri attendono di essere riscoperti. Invece ai piani superiori hanno allestito un magnifico museo del paesaggio fluviale che, da solo, merita il viaggio.
"E' importante che un paese piccolo come il nostro metta in moto tanta cultura" dice il giovane sindaco Andrea Serrao. "Ha valore il contatto tra le persone e le idee. E siamo fieri che l'Unesco abbia appena inserito il Monferrato tra i patrimoni dell'umanità".
Oltre i campi, visione da non credere, neppure un capannone o un centro commerciale, solo un piccolo market all'ingresso del villaggio. Però una bella scuola, un grazioso giardino comunale, un parco giochi. Poi silenzio, e libri. Quelli che avevamo dimenticato. Oppure se li mangiavano i topi, o il tempo, o l'umidità: ma la carta è fragile solo in apparenza. Le parole hanno un sacco di pazienza, e ci aspettano.
martedì 1 gennaio 2008
Chiude Lascaux
La cosiddetta "Sistina della Preistoria", situata nella Francia sud-occidentale,
non sarà accessibile neppure agli studiosi: le muffe minacciano i disegni
Chiuse le grotte di Lascaux
dipinti del Neolitico a rischio
dipinti del Neolitico a rischio" width="230">
Uno dei dipinti
Le macchie biancastre che nel 2001 fecero temere la perdita delle scene di caccia al bisonte e al cervo, ritenute universalmente l'inizio della storia della pittura, sono tornate a presentarsi in più punti. Tanto da spingere il governo a dichiarare la totale chiusura del monumento, anche agli studiosi. Per una settimana, fino all'8 gennaio, un'equipe di esperti immetterà nelle sale affrescate un potente fungicida e contemporaneamente procederà con l'installazione di un nuovo sistema di areazione.
La decisione è stata presa sulla base della segnalazione giunta poco prima di Natale da un comitato di studiosi, e non in maniera indolore. Il comitato, denominato "Commissione internazionale per la preservazione di Lascaux", aveva inviato una lettera già lo scorso settembre all'Unesco per chiedere che le grotte, da tempo dichiarate patrimonio dell'umanità, fossero ufficialmente inserite nella lista dei beni da salvare. Il ministero francese dei beni culturali non aveva assolutamente gradito l'iniziativa.
Soprattutto, al governo francese non
è andata giù la richiesta, avanzata dalla presidente della Commissione, di togliere la gestione delle grotte al ministero dei beni culturali per affidarla a un "organo scientifico di istanza superiore". Secondo la scienziata, l'americana di origine francese Laurence Leautè-Beasley, il governo si è reso responsabile di "improvvisazione" e di "mancanza di rigore scientifico".
Le autorità rispondono minimizzando la portata della nuova minaccia ai dipinti: l'invasione delle muffe, spiegano, non è più grave di quella di sette anni fa. Nel 12001, e nel 2002, furono attaccate alcune pitture senza che però la cosa avesse conseguenze gravi.
Quello che temono gli scienziati è anche una possibile recrudescenza del fenomeno, visto che nel frattempo è cambiato il microclima delle grotte e della stessa zona della Dorgogne dove si trovano. Il surriscaldamento globale avrebbe elevato la temperatura interna, una situazione in cui il mantenimento del livello di umidità farebbe da detonatore a un'invasione di microorganismi impossibile da gestire con le vecchie apparecchiature. Le quali si sarebbero già dimostrate insufficienti nel corso degli ultimi tempi. Grotte chiuse, allora, anche agli stessi studiosi. Nessuno potrà entrare: c'è il rischio di perdere il più antico tesoro pittorico dell'umanità.
da Repubblica.it
venerdì 7 dicembre 2007
martedì 6 novembre 2007
Semplicità e grandezza
domenica 4 novembre 2007
Nuovo numero
Qualsiasi tipo di collaborazione è ben accetta, ovviamente. Quindi se avete articoli, foto (ovviamente vostre e corredate di didascalia),...mandate tutto al nostro indirizzo mail: caffepensiero@libero.it.
Per quanto riguarda i paletti rimandiamo all'editoriale del numero 0, una sorta di manifesto a cui attenersi (qui). Per il resto libera inventiva.
sabato 3 novembre 2007
giovedì 25 ottobre 2007
Talk like a man
(pag esatta qui)
By Elizabeth Culotta
ScienceNOW Daily News
18 October 2007
Nailing down whether Neandertals spoke to each other has been tricky. Studies show that they had big brains and engaged in some sophisticated behaviors, including burying their dead. But the evidence has been indirect because the soft structures of the throat don't fossilize, and researchers have debated whether they could speak as well as we do. Recent work on a gene known as FOXP2 seems to undermine the speaking hypothesis. Many animals, including mice and bats, have the gene (ScienceNOW, 19 September), but specific variations in the human version appear to have contributed to our language ability. Research indicates that these variations appeared in the past 120,000 years--long after our species split from Neandertals (ScienceNOW, 14 August 2002). "So the speculation was that [the FOXP2 variations] were unique to humans and not there in Neandertals," says evolutionary geneticist Svante Pääbo of the Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology in Leipzig, Germany, who traced FOXP2's ancestry. "If there was one single gene I really wanted to see in Neandertals, it was this one."
Pääbo appears to have gotten his wish: His team extracted ancient DNA from two 43,000-year-old Neandertal bones found in a cave in northern Spain. Genetic analysis revealed that the FOXP2 sequence in both Neandertals matched that in living people. It harbored the two mutations that help set the human gene apart from those of all other animals. This doesn't necessarily prove that Neandertals could speak, because many other, unknown genes probably influence language ability. But "with respect to FOXP2, there's nothing to say that Neandertals could not speak just like we do," says Pääbo. He now suggests that the gene was favored by selection much earlier, before Neandertals and modern humans had completely diverged, perhaps 300,000 or 400,000 years ago. The team reports its findings online 18 October in Current Biology.
Several experts say that vocal Neandertals fit what we know of these hominids, especially the fact that they had large brains and lived in groups. "I think many of us are prepared to grant Neandertals language capacity, even if ... it may not have reached our modern levels," says Chris Stringer of the Natural History Museum in London. Still, evolutionary geneticist Jeff Wall of the University of California, San Francisco, cautions that it's possible that the Neandertal samples were contaminated with modern human DNA (ScienceNOW, 29 August). Pääbo says that for this paper, the team added extra controls to try to make sure that they were analyzing Neandertal rather than modern human DNA.
Even if there were no contamination, Wall says, it's not clear exactly when Neandertals acquired the humanlike FOXP2 gene and its potential effect on speech. Instead of belonging to a common ancestor of both species, Wall says it's possible that the study's Neandertals, who lived in Europe just as modern humans were beginning to enter the continent, picked up the FOXP2 variant by mixing with the newcomers. Pääbo calls that scenario "a formal possibility but one we think unlikely."
martedì 23 ottobre 2007
Il perturbante
24,25,26 ottobre, ore 18:00, Sala Crociera Alta in via Festa del Perdono, 7
La Compagnia FORMELINGUAGGI presenta
'IL PERTURBANTE'
tratto dall'omonimo saggio di Sigmund Freud
Un viaggio nell'inconscio compiuto con gli strumenti della psicoanalisi
con
Ruggero Dondi
Emilio Zanetti Elio Aldrighetti
Benedetta Borciani Valeria Perdonò
Davide Arcuri Filippo Barberis
Lo spettacolo Il Perturbante è ispirato all’omonimo saggio di Sigmund Freud del 1919. Attraverso un viaggio nella psiche del protagonista, Goljadkin, raccontato con gli strumenti della psicanalisi, il testo ripercorre argomenti e citazioni del saggio scritto dal rivoluzionario medico Viennese.
Il mondo interiore di Goljadkin è abitato da figure che appartengono al suo passato come al presente: Clara, la donna che deve sposare, nella quale rivede la madre ma anche la crudele sorella; Olimpia, la creatura meccanica del suo nuovo vicino Spallanzani, una bambola che riflette il suo narcisismo; due sosia che sembrano essergli identici nell’aspetto, ma che sono per lui due aguzzini che lo torturano mostrandogli tutte le sue fragilità; e soprattutto Willhelm che sembra condurlo in questi infernali labirinti, accusandolo di un omicidio di cui lui non ricorda nulla.
Willhelm, è un Freud che porta il nome del suo doppio: Willhelm Fliess, a cui Freud scrisse un carteggio che molto somiglia ad un’autoanalisi. Willhelm conduce il protagonista in un viaggio all’interno di un inconscio che si compone di frammenti e suggestioni letterarie (da Kafka a Poe, da Hoffmann a Dostojevski – Goljadkin è il nome del protagonista de “Il Sosia”) così come l’inconscio di ognuno si compone di frammenti e suggestioni quotidiane.
L’aula “Crociera Alta” dell’Università degli Studi di Milano ben si adatta come luogo scenico a questo viaggio, inserendosi con le sue vetrate moderne nella struttura architettonica originaria dell’ Università, rappresentando il continuo sovrapporsi, all’interno della mente, di un passato ormai remoto (l’infanzia) con le urgenze del presente.
Il gesto e le recitazione degli attori sono guidati affinché possano riprodurre questi veloci passaggi compiuti dalla mente, unica possibile unità di tempo e di spazio.
02.69010553 - formelinguaggi@libero.it
Roma antica e arti contemporanee
Attraverso l’analisi di alcuni temi o opere, si desidera evidenziare come tutte le arti contemporanee (cinema, teatro, arti figurative, letteratura, musica, televisione e moda) abbiano di volta in volta guardato all’antichità romana sia come sfondo, sia come soggetto. Lunedì 29 ottobre alle ore 10.00, aula K1 di via Noto 8.
Riferimenti:
Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
raffaele.deberti@unimi.it
fabrizio.slavazzi@unimi.it elisabetta.gagetti@unimi.it
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO
Dipartimento di Scienze dell'Antichità
Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
Corso di Laurea in Scienze dei Beni culturali
SCENE DI ROMA ANTICA
L’antichità interpretata dalle arti Contemporanee
a cura di Raffaele De Berti, Elisabetta Gagetti, Fabrizio Slavazzi
L’iniziativa, avviata nel marzo 2007 con la giornata di studi Fellini-Satyricon: l'immaginario dell'antico, intende proseguire le occasioni di incontro tra esperienze diverse e diverse discipline del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali, con la partecipazione di ospiti illustri. Attraverso l’analisi di alcuni temi o opere, si desidera evidenziare come tutte le arti contemporanee (cinema, teatro, arti figurative, letteratura, musica, televisione e moda) abbiano di volta in volta guardato all’antichità romana sia come sfondo, sia come soggetto. Di particolare interesse, per gli esiti così differenti tra loro, sono da un lato il cinema, che ha contribuito a ricreare l’immaginario di Roma antica a livello di diffusione popolare; e dall’altro differenti forme artistiche dirette a un pubblico più colto. I temi sono stati scelti accostando opere e luoghi, trame e monumenti, immagini e personaggi, la cui lettura attraverso le diverse esperienze storiche e artistiche vorrebbe contribuire a rileggere opere finora sottovalutate ma anche capolavori molto noti.
II. VILLA ADRIANA COME PALCOSCENICO
Lunedì 29 ottobre 2007, ore 10.00
sede di via Noto 8, aula K1
Il secondo appuntamento è con un'opera letteraria e con un monumento celeberrimi: Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, fattasi teatro sul palcoscenico di Villa Adriana ad opera di Maurizio Scaparro e Giorgio Albertazzi; e la stessa Villa Adriana, concepita già dal suo creatore, l'imperatore Adriano, come “palcoscenico” per se stesso, secondo una linea interpretativa dei più recenti studi archeologici. Il complesso monumentale continua oggi ad essere luogo d'arte e di cultura: sede di manifestazioni culturali, di mostre, dell'allestimento di opere teatrali, impiegata come set cinematografico, inserita nell'elenco dell'UNESCO, sotto la cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. L'impatto sulla cultura contemporanea del romanzo e della Villa viene infine esplorato da Elio Franzini e dagli scultori Anne e Patrick Poirier, per la cui produzione artistica l'incontro con Villa Adriana è stato un importante episodio formativo.
PROGRAMMA
Mattino
Presiede Antonello Negri, Direttore del Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
10:00 Paolo Bosisio (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Le “Memorie di Adriano” in scena a Villa Adriana
10:20 Giorgio Albertazzi e Maurizio Scaparro, “Le memorie di Adriano” secondo Albertazzi e Scaparro
11:00 Ambra Senatore (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Le coreografie
11:20 Nicola Scaldaferri (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Immaginare la musica antica: ricerche e reinvenzioni
Pomeriggio
Presiede Giuseppe Zanetto, Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Antichità
14:30 Marina Sapelli e Zaccaria Mari (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio), Villa Adriana. Da rovina a patrimonio dell’UNESCO
15:10 Fabrizio Slavazzi (Dipartimento di Scienze dell’Antichità), Villa Adriana come palcoscenico dell’imperatore
15:30 Elio Franzini (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia), Adriano, ieri e oggi
16:15 Anne e Patrick Poirier, Da Villa Medici a Villa Adriana: archeologia parallela