La cosiddetta "Sistina della Preistoria", situata nella Francia sud-occidentale,
non sarà accessibile neppure agli studiosi: le muffe minacciano i disegni
Chiuse le grotte di Lascaux
dipinti del Neolitico a rischio
Chiuse le grotte di Lascaux
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PARIGI - Allarme per le grotte di Lascaux, considerate la "Sistina della Preistoria". Gli splendidi dipinti del Neolitico delle caverne nella Francia sud-occidentale rischiano di scomparire a causa delle muffe. L'impianto per l'aerazione installato sette anni fa non solo non ha funzionato ma pare che abbia sortito l'effetto contrario. E ora le autorità francesi hanno deciso di chiudere le grotte.dipinti del Neolitico a rischio" width="230">
Uno dei dipinti
Le macchie biancastre che nel 2001 fecero temere la perdita delle scene di caccia al bisonte e al cervo, ritenute universalmente l'inizio della storia della pittura, sono tornate a presentarsi in più punti. Tanto da spingere il governo a dichiarare la totale chiusura del monumento, anche agli studiosi. Per una settimana, fino all'8 gennaio, un'equipe di esperti immetterà nelle sale affrescate un potente fungicida e contemporaneamente procederà con l'installazione di un nuovo sistema di areazione.
La decisione è stata presa sulla base della segnalazione giunta poco prima di Natale da un comitato di studiosi, e non in maniera indolore. Il comitato, denominato "Commissione internazionale per la preservazione di Lascaux", aveva inviato una lettera già lo scorso settembre all'Unesco per chiedere che le grotte, da tempo dichiarate patrimonio dell'umanità, fossero ufficialmente inserite nella lista dei beni da salvare. Il ministero francese dei beni culturali non aveva assolutamente gradito l'iniziativa.
Soprattutto, al governo francese non
è andata giù la richiesta, avanzata dalla presidente della Commissione, di togliere la gestione delle grotte al ministero dei beni culturali per affidarla a un "organo scientifico di istanza superiore". Secondo la scienziata, l'americana di origine francese Laurence Leautè-Beasley, il governo si è reso responsabile di "improvvisazione" e di "mancanza di rigore scientifico".
Le autorità rispondono minimizzando la portata della nuova minaccia ai dipinti: l'invasione delle muffe, spiegano, non è più grave di quella di sette anni fa. Nel 12001, e nel 2002, furono attaccate alcune pitture senza che però la cosa avesse conseguenze gravi.
Quello che temono gli scienziati è anche una possibile recrudescenza del fenomeno, visto che nel frattempo è cambiato il microclima delle grotte e della stessa zona della Dorgogne dove si trovano. Il surriscaldamento globale avrebbe elevato la temperatura interna, una situazione in cui il mantenimento del livello di umidità farebbe da detonatore a un'invasione di microorganismi impossibile da gestire con le vecchie apparecchiature. Le quali si sarebbero già dimostrate insufficienti nel corso degli ultimi tempi. Grotte chiuse, allora, anche agli stessi studiosi. Nessuno potrà entrare: c'è il rischio di perdere il più antico tesoro pittorico dell'umanità.
da Repubblica.it
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