CAFFEPENSIERO: LAVORI IN CORSO??

CAFFEPENSIERO: LAVORI IN CORSO??
Stiamo cercando di uscire con il N.1....

giovedì 25 ottobre 2007

Talk like a man

Da sciencemag.org
(pag esatta qui)

By Elizabeth Culotta
ScienceNOW Daily News
18 October 2007

The gift of gab sets humans apart from all other species. But what about Neandertals? A new genetic study offers tantalizing evidence that our closest extinct cousins may have been talkative, too.

Nailing down whether Neandertals spoke to each other has been tricky. Studies show that they had big brains and engaged in some sophisticated behaviors, including burying their dead. But the evidence has been indirect because the soft structures of the throat don't fossilize, and researchers have debated whether they could speak as well as we do. Recent work on a gene known as FOXP2 seems to undermine the speaking hypothesis. Many animals, including mice and bats, have the gene (ScienceNOW, 19 September), but specific variations in the human version appear to have contributed to our language ability. Research indicates that these variations appeared in the past 120,000 years--long after our species split from Neandertals (ScienceNOW, 14 August 2002). "So the speculation was that [the FOXP2 variations] were unique to humans and not there in Neandertals," says evolutionary geneticist Svante Pääbo of the Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology in Leipzig, Germany, who traced FOXP2's ancestry. "If there was one single gene I really wanted to see in Neandertals, it was this one."

Pääbo appears to have gotten his wish: His team extracted ancient DNA from two 43,000-year-old Neandertal bones found in a cave in northern Spain. Genetic analysis revealed that the FOXP2 sequence in both Neandertals matched that in living people. It harbored the two mutations that help set the human gene apart from those of all other animals. This doesn't necessarily prove that Neandertals could speak, because many other, unknown genes probably influence language ability. But "with respect to FOXP2, there's nothing to say that Neandertals could not speak just like we do," says Pääbo. He now suggests that the gene was favored by selection much earlier, before Neandertals and modern humans had completely diverged, perhaps 300,000 or 400,000 years ago. The team reports its findings online 18 October in Current Biology.

Several experts say that vocal Neandertals fit what we know of these hominids, especially the fact that they had large brains and lived in groups. "I think many of us are prepared to grant Neandertals language capacity, even if ... it may not have reached our modern levels," says Chris Stringer of the Natural History Museum in London. Still, evolutionary geneticist Jeff Wall of the University of California, San Francisco, cautions that it's possible that the Neandertal samples were contaminated with modern human DNA (ScienceNOW, 29 August). Pääbo says that for this paper, the team added extra controls to try to make sure that they were analyzing Neandertal rather than modern human DNA.

Even if there were no contamination, Wall says, it's not clear exactly when Neandertals acquired the humanlike FOXP2 gene and its potential effect on speech. Instead of belonging to a common ancestor of both species, Wall says it's possible that the study's Neandertals, who lived in Europe just as modern humans were beginning to enter the continent, picked up the FOXP2 variant by mixing with the newcomers. Pääbo calls that scenario "a formal possibility but one we think unlikely."

martedì 23 ottobre 2007

Il perturbante

24,25,26 ottobre, ore 18:00, Sala Crociera Alta in via Festa del Perdono, 7

La Compagnia FORMELINGUAGGI presenta

'IL PERTURBANTE'

Image tratto dall'omonimo saggio di Sigmund Freud

Un viaggio nell'inconscio compiuto con gli strumenti della psicoanalisi


con
Ruggero Dondi
Emilio Zanetti Elio Aldrighetti
Benedetta Borciani Valeria Perdonò
Davide Arcuri Filippo Barberis

Lo spettacolo Il Perturbante è ispirato all’omonimo saggio di Sigmund Freud del 1919. Attraverso un viaggio nella psiche del protagonista, Goljadkin, raccontato con gli strumenti della psicanalisi, il testo ripercorre argomenti e citazioni del saggio scritto dal rivoluzionario medico Viennese.
Il mondo interiore di Goljadkin è abitato da figure che appartengono al suo passato come al presente: Clara, la donna che deve sposare, nella quale rivede la madre ma anche la crudele sorella; Olimpia, la creatura meccanica del suo nuovo vicino Spallanzani, una bambola che riflette il suo narcisismo; due sosia che sembrano essergli identici nell’aspetto, ma che sono per lui due aguzzini che lo torturano mostrandogli tutte le sue fragilità; e soprattutto Willhelm che sembra condurlo in questi infernali labirinti, accusandolo di un omicidio di cui lui non ricorda nulla.
Willhelm, è un Freud che porta il nome del suo doppio: Willhelm Fliess, a cui Freud scrisse un carteggio che molto somiglia ad un’autoanalisi. Willhelm conduce il protagonista in un viaggio all’interno di un inconscio che si compone di frammenti e suggestioni letterarie (da Kafka a Poe, da Hoffmann a Dostojevski – Goljadkin è il nome del protagonista de “Il Sosia”) così come l’inconscio di ognuno si compone di frammenti e suggestioni quotidiane.

L’aula “Crociera Alta” dell’Università degli Studi di Milano ben si adatta come luogo scenico a questo viaggio, inserendosi con le sue vetrate moderne nella struttura architettonica originaria dell’ Università, rappresentando il continuo sovrapporsi, all’interno della mente, di un passato ormai remoto (l’infanzia) con le urgenze del presente.
Il gesto e le recitazione degli attori sono guidati affinché possano riprodurre questi veloci passaggi compiuti dalla mente, unica possibile unità di tempo e di spazio.

Ingresso libero - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
02.69010553 - formelinguaggi@libero.it

Roma antica e arti contemporanee

Scene di Roma antica: Villa Adriana come palcoscenico
Attraverso l’analisi di alcuni temi o opere, si desidera evidenziare come tutte le arti contemporanee (cinema, teatro, arti figurative, letteratura, musica, televisione e moda) abbiano di volta in volta guardato all’antichità romana sia come sfondo, sia come soggetto. Lunedì 29 ottobre alle ore 10.00, aula K1 di via Noto 8.

Riferimenti:
Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
raffaele.deberti@unimi.it
fabrizio.slavazzi@unimi.it elisabetta.gagetti@unimi.it


UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO
Dipartimento di Scienze dell'Antichità
Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
Corso di Laurea in Scienze dei Beni culturali


SCENE DI ROMA ANTICA

L’antichità interpretata dalle arti Contemporanee

a cura di Raffaele De Berti, Elisabetta Gagetti, Fabrizio Slavazzi

L’iniziativa, avviata nel marzo 2007 con la giornata di studi Fellini-Satyricon: l'immaginario dell'antico, intende proseguire le occasioni di incontro tra esperienze diverse e diverse discipline del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali, con la partecipazione di ospiti illustri. Attraverso l’analisi di alcuni temi o opere, si desidera evidenziare come tutte le arti contemporanee (cinema, teatro, arti figurative, letteratura, musica, televisione e moda) abbiano di volta in volta guardato all’antichità romana sia come sfondo, sia come soggetto. Di particolare interesse, per gli esiti così differenti tra loro, sono da un lato il cinema, che ha contribuito a ricreare l’immaginario di Roma antica a livello di diffusione popolare; e dall’altro differenti forme artistiche dirette a un pubblico più colto. I temi sono stati scelti accostando opere e luoghi, trame e monumenti, immagini e personaggi, la cui lettura attraverso le diverse esperienze storiche e artistiche vorrebbe contribuire a rileggere opere finora sottovalutate ma anche capolavori molto noti.

II. VILLA ADRIANA COME PALCOSCENICO


Lunedì 29 ottobre 2007, ore 10.00

sede di via Noto 8, aula K1


Il secondo appuntamento è con un'opera letteraria e con un monumento celeberrimi: Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, fattasi teatro sul palcoscenico di Villa Adriana ad opera di Maurizio Scaparro e Giorgio Albertazzi; e la stessa Villa Adriana, concepita già dal suo creatore, l'imperatore Adriano, come “palcoscenico” per se stesso, secondo una linea interpretativa dei più recenti studi archeologici. Il complesso monumentale continua oggi ad essere luogo d'arte e di cultura: sede di manifestazioni culturali, di mostre, dell'allestimento di opere teatrali, impiegata come set cinematografico, inserita nell'elenco dell'UNESCO, sotto la cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. L'impatto sulla cultura contemporanea del romanzo e della Villa viene infine esplorato da Elio Franzini e dagli scultori Anne e Patrick Poirier, per la cui produzione artistica l'incontro con Villa Adriana è stato un importante episodio formativo.

PROGRAMMA

Mattino

Presiede Antonello Negri, Direttore del Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo

10:00 Paolo Bosisio (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Le “Memorie di Adriano in scena a Villa Adriana

10:20 Giorgio Albertazzi e Maurizio Scaparro, “Le memorie di Adriano” secondo Albertazzi e Scaparro

11:00 Ambra Senatore (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Le coreografie

11:20 Nicola Scaldaferri (Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Immaginare la musica antica: ricerche e reinvenzioni

Pomeriggio

Presiede Giuseppe Zanetto, Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Antichità

14:30 Marina Sapelli e Zaccaria Mari (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio), Villa Adriana. Da rovina a patrimonio dell’UNESCO

15:10 Fabrizio Slavazzi (Dipartimento di Scienze dell’Antichità), Villa Adriana come palcoscenico dell’imperatore

15:30 Elio Franzini (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia), Adriano, ieri e oggi

16:15 Anne e Patrick Poirier, Da Villa Medici a Villa Adriana: archeologia parallela

domenica 14 ottobre 2007

In Siria pittura murale piu' antica


Scoperta da studiosi francesi nel Nord del Paese
(ANSA) - DAMASCO, 12 OTT - Archeologi francesi hanno scoperto una pittura muraria vecchia di 11 mila anni in uno scavo nel nord della Siria. A loro dire sarebbe la piu' antica del genere al mondo. Il dipinto, in nero, rosso e bianco, di circa 2 metri quadrati e' stato trovato nel sito risalente al neolitico di Djade al Mughara, a nord-est della citta' di Aleppo.(FOTO ARCHIVIO)

Fonte: ansa.it

martedì 2 ottobre 2007

Blog su antropologia, genetica ed evoluzione

Per gli antropologi un blog interessante: qui

Lost in a Million-Year Gap, Solid Clues to Human Origins

Published: September 18, 2007

Correction Appended

Sometimes the maturity of a field of science can be measured by the heft of its ambition in the face of the next daunting unknown, the mystery yet to be cracked.


Human Origins Program/Smithsonian Institution

A Homo habilis, the species thought to be first in direct human lineage.


W. Kimbel/Institute of Human Origins

A 2.3-million-year-old jaw, right, from Ethiopia is the likeliest candidate for a Homo from that period.

Neurobiology probes the circuitry of the brain for the secrets of behaviors and thoughts that make humans human. High-energy physics seeks and may be on the verge of finding the so-called God particle, the Higgs boson thought to endow elementary particles with their mass. Cosmology is confounded by dark matter and dark energy, the pervasive but unidentified stuff that shapes the universe and accelerates its expansion.

In the study of human origins, paleoanthropology stares in frustration back to a dark age from three million to less than two million years ago. The missing mass in this case is the unfound fossils to document just when and under what circumstances our own genus Homo emerged.

The origin of Homo is one of the most intriguing and intractable mysteries in human evolution. New findings only remind scientists that answers to so many of their questions about early Homo probably lie buried in the million-year dark age.

It is known that primitive hominids — human ancestors and their close kin — walked upright across the plains of Africa at this time. They were presumably larger members of the genus Australopithecus, the best known of which was the Lucy species, Australopithecus afarensis, that had thrived up to three million years ago.

At about 2.6 million years ago, some clever hominids were knapping stone tools. Then, or some time later, scientists suspect, the first Homo appeared, but there is no confirmed evidence of this step.

Subsequent finds, from a time beginning after 1.9 million years ago, revealed an early Homo identified as Homo habilis, the “handy man,” a species with a somewhat larger brain and a more humanlike face, teeth and stature than the apelike australopithecines.

Habilis was generally accorded an important place as the first of the species, preceding the more advanced Homo erectus and, ultimately, modern humans — Homo sapiens. But certainty has been elusive. A report last month in the journal Nature renewed debate over the habilis’s place in human evolution.

William H. Kimbel, a paleoanthropologist at the Institute of Human Origins at Arizona State University, said that the million-year period “has long been the source of frustrating gaps” in the hominid fossil record. “It’s not that sites containing rocks this age are particularly rare, or that the time period in eastern Africa has not been searched by several groups,” Dr. Kimbel said. “The problem is that the fossil yield has thus far been low or poorly preserved, compared to the time periods on either side of this interval.”

A succession of recent discoveries has extended evidence of hominids reaching back from three million to beyond six million years ago, close to the estimated time of the divergence of the human and chimpanzee lineages. The hominid trail from two million years forward has been fairly well worked, by fossil hunters as well as geneticists and archaeologists tracking migrations out of Africa and across Eurasia. Researchers have determined that anatomically modern Homo sapiens emerged in Africa less than 200,000 years ago.

G. Philip Rightmire, a specialist in habilis and erectus research at Harvard, said searches into the mystery period had yielded mostly the remains of various species of Australopithecus, the genus that came to a dead end around one million years ago.

Bones were found in 2.5-million-year-old sediments associated with some of the earliest known stone tools, used to butcher animals. A coincidence, or evidence of the first toolmaking species? Hard to tell.

A skull and other fossils, uncovered by a team led by the Ethiopian anthropologist Berhane Asfaw, were named the new species Australopithecus garhi. The researchers said the specimen had the projecting apelike face, small braincase and limb bones suggesting descent from the much earlier Lucy species. But if this was a candidate ancestor of early Homo, “a lot of evolution had to take place rather quickly” to complete the transition, a scientist said at the time.

With one possible exception, no fossils that are conclusively Homo have appeared in that period, Dr. Rightmire said. “That suggests there was not much Homo around then,” he said.

Correction: September 21, 2007

A picture caption in Science Times on Tuesday with an article about the lack of a fossil record to document the emergence of the genus Homo described Homo habilis incorrectly. Habilis is the species — not the genus — thought to be first in human lineage.

lunedì 1 ottobre 2007

"In Rainbows": la cultura ha un prezzo prefissato?

La band ha deciso di pubblicare l'ultimo "In Rainbows" e venderlo in proprio
40 sterline per doppio cd, doppio vinile, illustrazioni, foto, testi delle canzoni

Radiohead, addio alle major del disco
Cd in vendita online col prezzo fai-da-te

Per il download è possibile fare un'offerta libera. Si potrà scaricare dal 10 ottobre
di GIOVANNI GAGLIARDI


Radiohead, addio alle major del disco
Cd in vendita online col prezzo fai-da-te" width="280">

I Radiohead

ROMA - "Shopping a libera offerta". Cosa accadrebbe se nei negozi, sulla merce in vetrina, fosse esposto questo cartello? Una rivoluzione, certo, e dagli esiti imprevedibili. Ma è questa la strada che hanno scelto i Radiohead per vendere il loro nuovo album "In Rainbows".

Tutti pensavano che Thom Yorke e soci, rimasti senza etichetta nel 2003 con la pubblicazione di "Hail to the thief", dopo sette album con la Emi scegliessero una casa discografica tradizionale. E qui arriva il primo colpo di scena: la band di Oxford ha deciso di pubblicare il suo settimo lavoro di studio e di venderlo in proprio. Per chi è disposto a spendere 40 sterline (poco più di 57 euro), l'offerta è davvero allettante: il "Discobox" contiene il doppio cd, il doppio vinile, illustrazioni, foto, i testi delle canzoni e anche il codice per scaricare il disco stesso).

Ma la vera novità è rappresentata proprio dal download. Questa opzione, infatti, non ha un prezzo stabilito. Chi vuole scaricare viene invitato ad offrire una cifra a piacere. Insomma è l'utente stesso a stabilire quanto vale l'intero album. Chi ha acquistato il download riceve poi una mail di conferma, con il codice di attivazione da utilizzare il 10 ottobre. Mentre il "Discobox" arriverà i primi di dicembre.

C'è ora da vedere se il modello funzionerà. Forse questo è solo un esperimento motivato dalla mancanza di un accordo con una major (ma c'è chi parla di trattative in corso). Oppure i Radiohead stanno effettivamente tentando di rivoluzionare il mercato provando uno dei possibili modelli alternativi ai canali tradizionali di vendita.

Molti artisti negli ultimi tempi, messi in crisi anche dal download illegale, stanno cercando altre strade per proporre la propria musica. In Gran Bretagna ha provocato accese polemiche la decisione di Prince di regalare il suo ultimo lavoro: circa due milioni di copie di "Planet earth", sono arrivate in edicola e nei supermercati in allegato con il Mail on sunday, operazione mai tentata, almeno in Inghilterra. Una decisione che la Sony BMG ha preso malissimo, annullando il contratto di distribuzione appena firmato dal musicista di Minneapolis.

E in Italia? Per ora i grandi artisti continuano a percorrere strade tradizionali. Unica eccezione Lucio Dalla, che ha scelto di far uscire il suo ultimo cd "Il contrario di me", con Repubblica e L'Espresso a 16.90 euro, senza abbandonare i negozi. "E' in atto una trasformazione della società - dichiarò l'artista bolognese in quell'occasione -, i dischi in edicola danno la possibilità di tornare indietro a quando la gente passava abitualmente nei negozi di dischi. Oggi invece passa abitualmente in edicola. È una possibilità in più che viene offerta e da quando esiste ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Acquistare un disco non è più un rito come in un negozio, ma un'azione quotidiana".

da repubblica.it

Chiusura spray park di Rho

Riporto un appello pubblicato in internet contro la chiusura dello spray park di Rho.
Lo riporto perché la chiusura si contrappone nettamente alla libertà espressiva di gente che fa arte, che mette le proprie capacità a disposizione della pubblica fruizione, e a quanto vorremmo sponsorizzare con la pubblicazione del nostro "giornale".
dtb
ps. per quanto poi mi trovi in disaccordo con l'appello ai media


"Ciao a tutti, è con un immenso dispiacere che annunciamo la chiusura dello Spray Park di Rho, purtroppo la Giunta Comunale Leghista che è salita al potere durante le scorse elezioni comunali ha deciso, insindacabilmente che la struttura va chiusa "perchè oggeto di reclamo e lamentele da parte dei residenti",nonostante non è stata certificata e sottoposta a nostra visione nessuno straccio di letera inviata al Comune, nonostante le riunioni in cui si è notificato da parte nostra l'ottimo comportamento che hanno tenuto tutti i writers che ne hanno fatto uso, nonostante sia l'unico posto d'Italia dove si poteva andare a dipingere senza dover poi scappare. L'Assessore alle politiche giovanili ci ha anche confermato che la struttura verrà ridipinta e rimessa a nuovo...ovviamente con i soldi dei contribuenti...è andrà mantenuta tale! !!!Ci è stao proposto di trasferirci dentro un CAG che apre 3 volte a settimana e che già è ingolfato di eventi musicali e non, per poi dipingere su dei pannelli!!! Abbiamo provato in tutti i modi a persuadere la scelta della Giunta, ci siamo anche proposti di raccogliere delle firme per vedere l'effettivo resoconto di quante persone si fossero lamentate del park in oggetto, ma ci è stato comunicato che "non potevamo farlo" e che "se anche l'avessimo fatto, non sarebbe servito a nulla"... Noi non ci intendiamo di politica e nemmeno di raccolta firme ma sembra che sia proprio una stronzata. Come cittadini, come writers, come umani non possiamo nemmeno provare a vedere se la scelta di chiudere uno spray park sia voluta da singole persone che hanno il potere o dalla cittadinanza Rodense che sicuramente è all'oscuro della faccenda? Quello che è successo ha dell'incredibile, in un momento dove tutti i mass media parlano di writers come artisti e non vandali, una Giunta Comunale decide di chiudere il primo progetto italiano di area dedicata ai writers, che a parere di tutti invece è un'idea splendida per la formazione, per l'organizzazione di eventi, per la comunità sociale. Chiediamo a tutti di inviarci delle mail a riguardo, di darci una mano per quanto possibile a contattare tutti i media, IENE comprese per farci ridare il nostro spray park di rho!

GRAZIE AD "ABARTH" POTETE ANCHE FIRMARE UNA PETIZIONE ONLINE CLICCANDO IL LINK QUI SOTTO:
http://www.petitiononline.com/iddqd123/petition.html

PS: una cosa imporante da sottolineare è che al Comune di Rho e all'Assessorato non abbiamo mai chiesto un soldo, anzi ogni writers spendeva i propri soldi per "colorare il muro di cinta di un campo da calcio""


da www.tribudellindice.org
 
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